Quarantena, Cauda (Gemelli): «Con Omicron la situazione è diversa, giusto cambiare le regole»
Sì a una revisione della quarantena, perché «le regole non sono scritte sulla pietra ed è ovvio che possano cambiare alla luce di nuovi dati». A pensarla così è il direttore di Malattie infettive del Policlinico Gemelli, Roberto Cauda, da qualche giorno entrato anche nello Scientific advisory group dell’Ema. «Isolamento e quarantena sono misure sempre utili per limitare la diffusione del virus e circoscrivere i cluster. Non soltanto per il Covid, ma per tutte le malattie infettive trasmissibili per via aerea», ha spiegato Cauda, chiarendo però che «le norme hanno un costrutto scientifico, ma vanno aggiornate di volta in volta di fronte ad un virus che circola».
Come Omicron cambia le cose, quarantena compresa
E, infatti, «all’inizio i giorni (di quarantena, ndr) erano 14, poi li hanno ridotti». «Ora dobbiamo fare i conti con Omicron, che ha tempi incubazione più brevi rispetto alle precedenti varianti. Dunque – ha spiegato il professore in un’intervista al Giornale – occorre tener conto di questo dato e del fatto che circa il 29% della popolazione ha ricevuto già anche la terza dose e il 90% è protetto con la seconda». Certo, Omicron «buca il vaccino», che comunque «ci protegge dalla malattia grave, dal ricovero e dalla morte». Dunque, sì, possiamo aspettarci «in tempi ravvicinati una nuova onda d’urto, tra gennaio e febbraio» e «se una grande quantità di persone sarà costretta in quarantena non è sbagliato introdurre distinguo tra chi ha già ricevuto la terza dose, ed è quindi molto ben protetto, e chi invece ha ricevuto una seconda dose da più di sei mesi».
«Meno polmoniti e più mal di gola e raffreddori»
«Occorre accumulare dati sulla base dell’esperienza», ha chiarito Cauda, ricordando che «per esempio non sappiamo quanto dura la protezione della 3 dose. Potrebbe anche chiudere la partita o invece potrebbe essere necessario un nuovo richiamo». Quanto a Omicron, «vediamo meno polmoniti e più mal di gola e raffreddori. È molto più veloce: è possibile verificare la positività dopo due giorni mentre all’inizio si dovevano aspettare 5 o 6 giorni per effettuare il tampone», ha ricordato ancora il professore, per il quale «entro fine anno avremo una maggioranza di casi Omicron».
Cauda: «La partita si vince con la scienza, ma serve responsabilità»
«Visto che il vaccino non protegge dall’infezione e che ci saranno molti asintomatici in giro invito ancora una volta ad indossare la mascherina all’aperto e ad evitare assembramenti. Anche in casa. Ci sono 300 vaccini allo studio pure per via orale e via inalatoria. La partita si chiuderà con la scienza, ma dobbiamo aiutarla con comportamenti responsabili», ha sottolineato Cauda, per il quale dei tamponi antigenici non si può fare a meno, perché «non saremmo mai arrivati a fare milioni di tamponi se avessimo impiegato soltanto i molecolari». Quindi, la loro utilità «è innegabile» e anche se «non sono sicuri al 100%» e producono «circa il 30%» di falsi negativi, «non possiamo farne a meno».