Quirinale, il Pd mobilita la “legione straniera” per sbarrare la strada a Berlusconi
Le cancellerie, le accademie, la stampa. Una mobilitazione a tutto campo di una vasta “legione straniera” pur di bloccare la strada di Silvio Berlusconi verso il Quirinale. C’è anche questo nella strategia del Pd in vista dell’elezione del presidente della Repubblica, nella quale però resta un punto debole, anzi debolissimo: l’assenza di un solido candidato alternativo.
Contro Berlusconi al Quirinale, “Progressisti di tutto il mondo, unitevi!”
La linea del resto Enrico Letta l’ha indicata chiaramente quando, qualche giorno fa, ha detto che «sta emergendo la sorpresa negli sguardi degli osservatori stranieri». Il punto, però, è capire quanto quello sguardo sia genuino e quanto, invece, sia indirizzato sul cono di luce (o d’ombra) che il Pd sta costruendo intorno a un mai pensionato e di volta in volta aggiornato slogan, che oggi suona grosso modo così: «Progressisti di tutto il mondo, unitevi!».
La carta della stampa internazionale
Fra i primi segnali, c’è un’intervista all’Huffington Post del giornalista Bill Emmott, che nel 2001, da direttore dell’Economist, definì Berlusconi «inadatto a governare». Oggi Emmott sostiene che «una sua elezione al Quirinale, che ritengo pressoché impossibile, sarebbe un disastro per l’Italia, che tornerebbe a essere materia di scherzo, e un pessimo segnale per il futuro della sua politica e della sua democrazia». Però, il vero carico a bastoni che il Pd starebbe aspettando è un servizio della Bbc sulla candidatura di Berlusconi che, sono gli auspici, dovrebbe aprire la strada a iniziative simili su altre testate internazionali blasonate. «Tutto materiale per il “dossier internazionale” con cui – nota il giornalista – i democratici italiani contano di fermare l’avversario riemerso dai loro incubi».
Il lavorio sui mondi accademici e diplomatici
Perché, si diceva, la strategia di questo “intrigo internazionale”, i cui pezzi ha messo insieme oggi Fausto Carioti su Libero, che vi inserisce anche l’arruolamento degli maitre à penser nostrani, che con Nanni Moretti ha preso definitivamente il gusto d’antat girotondino, è articolata e coinvolge vari livelli. Non solo la stampa, ma anche le realtà accademiche e, soprattutto, le rappresentanze diplomatiche. Fra le prime i progressisti nostrani attendono una risposta principalmente dai colleghi dell’università parigina di “Sciences Po”, dove Letta è stato in forze negli anni del suo ritiro parigino. Per quanto riguarda le seconde, poi, emerge che «da un po’ di giorni» si è intensificato il giro dei “contatti informali” che i rappresentanti diplomatici a Roma tengono con politici e accademici per stilare i periodici report sulla situazione nel Paese.
Tutto pur di presentare Berlusconi al Quirinale come una “anomalia”
«E gli esponenti del Pd e i politologi di area progressista hanno colto l’occasione per enfatizzare la “anomalia” rappresentata dalla candidatura di Berlusconi», chiarisce ancora Carioti, spiegando che la speranza è che «in pubblico o in via riservata, qualche cancelleria o qualche ambasciatore più sensibile degli altri spieghi ai leader e ai parlamentari italiani che sarebbe meglio portare sul Colle un nome diverso».