Quirinale, Letta sotto accusa nel Pd. Marcucci: «Batta un colpo, noi sempre superati dagli eventi»
Grandi manovre per grandi elettori. La corsa per il Quirinale è sempre uguale a dispetto degli anni, anzi dei decenni. La prima regola – sostengono i vecchi saggi del Parlamento – è che al Colle non ci si candida ma si viene candidati. Fa eccezione Silvio Berlusconi, che non l’ha (ancora) annunciato, ma che si muove però come se l’avesse fatto da tempo. E come spesso gli è accaduto, i suoi detrattori prima lo hanno ignorato, poi lo hanno deriso e ora lo combattono nel terrore che poi debbano applaudirlo. Sfogliare, per credere, il Fatto Quotidiano in edicola oggi: due intere pagine a far da cappello alla solita petizione di Travaglio. Questa volta per dire “no” a Berlusconi sul Colle più alto della politica italiana.
Continua il pressing su Draghi: reti dov’è
Ma il direttore deve stare attento: rimestare i vecchi brogliacci di procura può avere effetti indesiderati. L’intervista di Carlo Calenda a Forrest su Rai Radio1 sembrerebbe confermarlo: «Gli unici che mi potrebbero convincere a sostenere Berlusconi per la presidenza della Repubblica sono quelli del Fatto Quotidiano». Una cosa è certa: il leader di Azione vuole che Mario Draghi resti dov’è. Al Quirinale, vedrebbe «figure valide come la Cartabia». La Guardasigilli lo convince per la sua imparzialità: «Non è di destra ma di certo non una figura di sinistra». Anche se non si nasconde che in futuro «ci sarà un presidente della Repubblica vicino al centrodestra». Amen.
Calenda: «Il leader dem si muove male»
Più in generale, se c’è un dato che Calenda lamenta è il silenzio del Pd sulla proposta di un patto di legislatura che imbulloni Draghi a Palazzo Chigi fino al 2023. «Credo che Letta si stia muovendo piuttosto male», sentenzia. L’unica cosa che ne condivide riguarda il metodo: sul voto per il Quirinale occorre «maggioranza larga». Le critiche, tuttavia, a Letta rimbombano fin dentro il Pd. «Il segretario deve uscire dal suo splendido isolamento ed assumere una strategia parlamentare più efficace», gli rinfaccia Andrea Marcucci in una nota.
Il gruppo delle Autonomie candida Casini al Quirinale
L’ex-capogruppo al Senato è per molti dem un renziano “in sonno”. Non è la prima volta che censura il leader. Fu per sua insistenza che dovette cedere la carica di presidente dei senatori a Simona Malpezzi. Comunque sia, il suo attacco al segretario dem è frontale. «Letta – sostiene – deve iniziare a porsi il tema delle alleanze per la legge elettorale. Dire che gli altri non la vogliono fare, non è un buon argomento. Il Pd – conclude Marcucci – non può essere costantemente superato dagli eventi». Chi invece mostra di rispettare i consigli dei vecchi saggi del Parlamento è Pierferdinando Casini. Correrà anche lui per il Quirinale, innalzato sugli scudi dal gruppo delle Autonomie, cui appartiene. «È un membro importante: tifiamo per lui», assicura la presidente Julia Unterberger. La corsa al Colle non smette mai di stupire.