Renzi, il processo d’Appello per i genitori rinviato per legittimo impedimento: il padre è ricoverato
I giudici della Corte d’Appello di Firenze hanno aggiornato al 26 aprile 2022 l’udienza del processo che vede imputati Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell’ex premier Matteo Renzi, accusati di emissione di fatture false, reato per il quale in primo grado hanno ricevuto una condanna, il 7 ottobre del 2109, a un anno e nove mesi, insieme all’imprenditore Luigi Dagostino, condannato a due anni. Il rinvio per legittimo impedimento era stato chiesto in apertura dell’udienza dal difensore di Tiziano Renzi, l’avvocato Federico Bagattini, in quanto il padre dell’ex premier ieri è stato ricoverato all’ospedale San Raffaele di Roma.
Tiziano Renzi ricoverato in ospedale: aggiornata l’udienza
Presenti in aula Laura Bovoli e Luigi Dagostino. I giudici si sono ritirati in camera di consiglio per decidere sull’istanza presentata e sulla possibilità di stralciare la posizione di Renzi e celebrare il processo a carico degli altri due imputati. Alla fine la Corte ha deciso di aggiornare l’udienza alla prossima primavera senza stralciare nessuna delle posizioni degli imputati.
I fatti al centro del processo per fatture false
I fatti al centro del processo risalgono al 2015, quando l’imprenditore Luigi Dagostino era amministratore delegato della Tramor, società di gestione dell’outlet The Mall di Leccio di Reggello (Firenze), e avrebbe incaricato le società Party ed Eventi 6, entrambe facenti capo ai Renzi, di studi di fattibilità per lavori all’outlet. Le fatture considerate false e oggetto del processo, perché secondo l’accusa non corrisponderebbero a prestazioni realmente effettuate, sono due: una da 20mila e l’altra da 140mila euro più Iva. La società Party srl e la Eventi 6 srl ricevettero il pagamento delle fatture, rispettivamente da 20mila e 140mila euro, nel luglio 2015.
Nelle loro arringhe difensive nel corso del processo di primo grado, i legali di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, confutando punto per punto le accuse, avevano chiesto l’assoluzione dei loro assistiti «perché il fatto non costituisce reato», mentre la difesa di Dagostino aveva chiesto di assolvere l’imprenditore «perché il fatto non sussiste».