“Repubblica” intona il de profundis al “nuovo Ulivo” di Letta: «La sinistra unita è un’illusione»
Un’illusione più che una prospettiva. Parliamo del nuovo Ulivo vagheggiato da Enrico Letta nel tentativo di sbarrare la strada del governo post-elettorale al centrodestra. A sentire il sociologo Ilvo Diamanti, che vi ha dedicato una lunga analisi su Repubblica, la strategia del leader dem sarebbe già in affanno. Non (tanto) per i suoi demeriti quanto per la dispersione del popolo della sinistra in rivoli che spaziano da Leu di Bersani al “centro” di Matteo Renzi ma senza quella spinta necessaria a trasformarli in un fiume. Situazione opposta nel centrodestra, dove gli elettorati di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia si presentano come un blocco molto più omogeneo.
L’analisi del sociologo Diamanti
Come dimostra, ragiona Diamanti commentando l’ipotesi Berlusconi al Quirinale, la ricerca «di punti di riferimento comuni, nella prospettiva di una coalizione futura ancora possibile». Nell’erigendo nuovo Ulivo, invece, tutto questo non c’è. Manca, infatti, di un nome e/o di un volto capace di unificare e mobilitare le disperse tribù della sinistra offrendo loro una prospettiva comune. Anche in questo caso il Quirinale funge da cartina di tornasole. Il nome di Draghi è troppo ecumenico per far scattare un meccanismo di identificazione.
Il nuovo Ulivo nasce morto
È il motivo che costringe il Pd (soprattutto) a fare di necessità virtù. Ma Letta sa benissimo che la figura dell’ex-banchiere non è proprio la più adatta a scaldare i cuori dei militanti. In poche parole, Draghi non è Prodi. Nè può assurgere a “papa straniero” per insufficiente ostilità alla destra. Comunque lo si si rigiri, insomma, il contesto è oggettivamente avaro di chanches per il nuovo Ulivo. Già, chi vi aderirebbe? Non è semplice alla luce dei veti reciproci e delle incompatibilità dichiarate: Calenda e Renzi non voglio il M5S, ma il leader di Azione farebbe a meno anche di Italia Viva e così Giuseppe Conte. Un tempo si sarebbe sintetizzato tutto con il termine Balcania. Diamanti parla invece di «alleanza difficile». Ma è solo una questione nominalistica. La sostanza non cambia.