Sul Quirinale Brugnaro “vede doppio”: gli piace Draghi ma non gli dispiace Berlusconi
Rifiuta l’etichetta di «centro», cui preferisce quella di «area del lavoro» intesa come rassemblement di «tutte quelle persone che vengono dal mondo civico o sono rimaste deluse dalla politica». Non brilla certo per originalità Luigi Brugnaro, dinamico sindaco di Venezia e animatore con Giovanni Toti di Coraggio Italia, l’ultimo nato del centrodestra. Un Berlusconi bonsai, lo si potrebbe finire: come il Cav è imprenditore e predilige la società civile alle nomenclature politiche e quindi la concretezza dei risultati alle alchimie parlamentari. Sarebbe perfetto se le sue parole non suonassero come un déjà entendu, un già sentito. Dal Cavaliere, appunto. Ciò non toglie, ovviamente, che le sue parole abbiano peso, soprattutto in vista dell’appuntamento del Quirinale.
Brugnaro è il leader di Coraggio Italia
Tanto più che, come spiega in un’intervista ad Adnkronos Live, sta lavorando ad un raggruppamento autonomo, distinto e distante dai due poli tradizionali. Non a caso, parlando con il Foglio, ha auspicato una riforma in senso proporzionalista della legge elettorale. Qualcuno già parla di Margherita 2.0 ricordando la formazione politica fondata a suo tempo da Francesco Rutelli. Oggi, invece, i suoi compagni di viaggio potrebbero essere Matteo Renzi e Carlo Calenda, ma senza disdegnare Clemente Mastella. Una roba di centro, insomma, anche se Brugnaro non vuole chiamarla così. Il suo progetto, infatti, consiste nel «mettere le persone giuste al momento giusto». Come se fosse semplice.
Il dialogo con Renzi
Al momento, lui si presenta come «civico della maggioranza di centrodestra». Ma è pronto ad intessere alleanze, a cominciare da Italia Viva. «Io ho sempre stimato Renzi – rivela – e ho anche votato a favore del referendum sui cui lui ha ammesso di aver sbagliato a personalizzarlo. Ci sono le basi per allargare, sicuramente anche in termini di ragionamenti operativi e tecnici». Diverso è invece il discorso per Azione di Calenda, parimenti stimato. «Penso che voglia restare a sinistra», taglia corto. Sulla successione a Mattarella, Brugnaro si dice pronto a votare tanto Draghi quanto Berlusconi. Definisce il primo «pedina fondamentale per la stabilità finanziaria del Paese» e il secondo «candidato credibile e agibile». Non fa una grinza. Peccato che per accontentarlo ci vorrebbe una di quelle alchimie che però gli dispiacciono tanto.