Vaccino a Scanzi, si fece raccomandare “perché viaggiava molto”. Ecco gli atti dell’inchiesta
Si terrà domani, 3 dicembre, davanti al gup di Arezzo Giulia Soldini, l’udienza che deciderà sul futuro dell’inchiesta avviata sul caso della vaccinazione di Andrea Scanzi. Il sostituto procuratore Marco Dioni ha presentato una richiesta di archiviazione, a cui si è opposto il Codacons, parte offesa nel procedimento.
In particolare la procura, pur ravvisando che all’epoca in cui avvenne la somministrazione Scanzi non rientrava in alcuna categoria vaccinale e dunque non aveva diritto ad anticipare la prima dose, ritiene che dal punto di vista giuridico-legale non sia configurabile alcun reato.
I verbali dell’inchiesta
L’agenzia AdnKronos ha diffuso i verbali raccolti dai carabinieri chiamati a fare luce sulla vicenda. Andrea Scanzi fornisce la sua versione ai carabinieri della compagnia di Arezzo il 26 aprile scorso. La vaccinazione con prima dose di Astrazeneca era avvenuta il 19 marzo 2021. Scanzi sottolineò al medico Evaristo Giglio della Usl di Arezzo, con il quale fu messo in contatto dal suo medico curante, la “disponibilità ad essere sottoposto alla vaccinazione sempre nel rispetto delle regole e senza rubare il posto a nessuno, e comunque nell’ambito della gestione degli avanzi di dosi”.
La versione di Scanzi: volevo fare il “panchinaro”
Dal verbale visionato da AdnKronos emerge che Scanzi chiese al suo medico curante Roberto Romizi di potersi vaccinare, rappresentandogli “il fatto che viaggiando molto e frequentando luoghi affollati”, aveva “il desiderio, appena fosse stato legalmente possibile, di sottopormi alla vaccinazione anti Covid”. Il medico, a quel punto, lo mise in contatto con Evaristo Giglio, direttore di zona distretto Usl Arezzo, che Scanzi chiamò subito e che si dimostrò disponibile. “Mi comunicò che mi avrebbe inserito ma anche che avrei dovuto aver pazienza in quanto tale elenco era molto lungo”.
Dopo quella prima telefonata, i due si sentirono altre volte in merito alla gestione della vaccinazione del giornalista. “Dopo aver visto l’intervista del generale Figliuolo resa ad una trasmissione televisiva su una rete nazionale, nella quale aveva ancora una volta ribadito che non vi fossero a fine giornata dosi avanzate di vaccino, mandai un messaggio whatsapp al Giglio rappresentandogli nuovamente la mia disponibilità alla vaccinazione”, afferma Scanzi.
L’infermiere che lo vaccinò: lui non era nella lista
Questo il racconto dell’infermiere che ha vaccinato Scanzi. “Il giorno 19 marzo -spiega l’infermiere- ricordo perfettamente che nel primo pomeriggio si presentò presso il centro vaccinale il dottor Giglio Evaristo, direttore della zona distretto, il quale mi disse che verso le 18,00/18,30 si sarebbero presentate due persone che andavano vaccinate e mi fornì i nominativi di Andrea Scanzi e di un avvocato donna della quale non ricordo il cognome”.
L’infermiere: mi dissero di farlo risultare come “caregiver”
Le due persone, prosegue l’infermiere, “vennero regolarmente vaccinate e successivamente, quando le stesse si erano già allontanate dal centro vaccinale, all’atto della registrazione del sistema Sispc, mentre per l’avvocato vi era una categoria specifica ammessa, per lo Scanzi il personale amministrativo non sapeva in quale categoria inserirlo e si rivolse a me per avere delucidazioni. In quel momento, non sapendo come operare chiamai telefonicamente Giglio per avere indicazioni su come concludere il processo vaccinale e il dottore a questo punto mi chiese quali erano le categorie del menù a tendina che il sistema ammetteva ed io gliele elencai tutte. Al momento in cui pronunciai la parola ‘caregiver’ il Giglio mi disse di inserirlo tra loro e così feci”.
Il direttore del distretto sanitario: Scanzi mi ha ingannato…
Evaristo Giglio, direttore del distretto sanitario di zona Arezzo-Casentino Valtiberina, sostiene a sua volta che fu Scanzi a ingannarlo facendogli credere di essere il badante dei genitori. “Ricevetti una telefonata da Andrea Scanzi il quale mi rappresentò la sua condizione predetta riguardo ai suoi genitori, che io intesi convivessero con lui. Lo stesso giorno controllai l’effettiva esistenza di requisiti di persone vulnerabili dei genitori dello Scanzi, e riscontrai che mentre il padre non era assolutamente censito, la madre era invece una persona che aveva necessità di essere tutelata in virtù del fatto che era portatrice di un handicap grave ai sensi della legge 104/92, art. 3 comma 3”.
“Solo successivamente, dalle notizie che apparirono sui media, mi resi conto – conclude Giglio – che lo Scanzi non era minimamente il badante dei suoi genitori e anche che lui non fosse convivente presso di loro e rimasi molto amareggiato dall’essermi sentito usato e ingannato”.
Lo scambio di messaggi su whatsapp: “Ci siamo messi in un bel guaio”
Agli atti dell’inchiesta anche uno scambio di messaggi tra il medico Evaristo Giglio, che si occupò di inserire Scanzi tra i soggetti vaccinabili, e il medico di base del giornalista, Roberto Romizi, che gli aveva chiesto se fosse possibile per il suo assistito accedere al vaccino.
“Ci siamo messi in un bel guaio”. “Magari vediamoci di persona stamani o domattina”. Lo scambio di messaggi avviene alle ore 8.17 del 21 marzo, esattamente due giorni dopo l’avvenuta vaccinazione del giornalista. I due sanitari, alla luce del clamore mediatico suscitato dalla notizia che Scanzi si fosse vaccinato (resa nota da un post sui social in cui lo stesso Scanzi informava di essersi vaccinato come ‘panchinaro del vaccino’, ovvero di essere stato inserito nelle liste di riserva), appaiono preoccupati. “Non so se hai visto che Scanzi in un recente post ci ha citati”, scrive il medico di base. “Ti giro un carteggio pregresso con lui che potrebbe essere utile”.
Le pressioni per fare vaccinare Scanzi
In una conversazione antecedente al vaccino del giornalista, Giglio spiegava al medico di Scanzi: “Non sono ancora riuscito ad inserirlo perché lui è persona nota….lo devo sistemare in condizioni di tutta sicurezza… però non l’ho dimenticato”. “Non c’è dubbio…..capisco benissimo ……meglio non rischiare”, la replica.