Wikileaks, l’Australia si schiera: no all’estradizione di Assange negli Usa
L’Australia si schiera contro l’estradizione del suo cittadino Julian Assange, fondatore di Wikileaks, negli Stati Uniti, dopo la decisione favorevole dell’Alta corte di Londra della settimana scorsa che ha dato il via libera per consegnare a Washington l’attivista, ritenuto colpevole di aver messo in pericolo, con le sue continue rivelazioni, la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
La difesa del fondatore di Wikileaks, nato in Australia, è arrivata dal numero due del governo di Canberra, Barnaby Joyce, secondo il quale Assange dovrebbe essere giudicato per i reati che ha commesso sul suolo britannico o, altrimenti, rimandato in patria. Ma, comunque, non consegnato agli Usa.
“Come individuo, che ti piaccia oppure che lo disprezzi, va oltre lui, date le circostanze, proteggere i suoi diritti da solo. Così dobbiamo sperare che lo facciano i tribunali britannici e noi giudicheremo di conseguenza la sua società”, ha scritto Joyce in un editoriale per il giornale “9News“.
Joyce assicura di non aver mai incontrato Assange sottolineando, peraltro, “presumo che non mi piacerebbe e non lo rispetto”.
Ma, ha aggiunto il vicepremier australiano sul giornale “9News“, per giudicare la questione con chiarezza, “bisogna abbandonare i preconcetti disinformati fuori dalla porta del baraccone colorato e bisogna anche mettere da parte le questioni gravi che circondano le azioni di Assange“.
Queste, chiosa il vicepremier, sono “una questione separata dal tema principale: dove era questo individuo quando avrebbe violato la legge, accusa per la quale gli Stati Uniti adesso stanno chiedendo l’estradizione da Londra?”. Non era negli Stati Uniti che, invece, lo stanno reclamando con forza.
La lezione di diritto del vicepremier australiano non cambierà, comunque, né il corso della decisione della Gran Bretagna né, tantomeno, la determinazione di Washington di portarlo negli Usa e lì giudicarlo. Anche se, dal punto di vista del diritto questo può diventare un pericoloso precedente per gli stessi cittadini statunitensi.