
Berlusconi, Feltri: un signore che ha l’età dei datteri, ma dove va? E Follini evoca Fanfani
Berlusconi, di fatto, è l’unico candidato al Quirinale di cui si continua a discutere. Tra chi lo risuscita come nemico principale e chi ne tesse le lodi, dice la sua anche Vittorio Feltri: “Credo che mandare Berlusconi al Quirinale sia un’operazione più che altro impossibile, perché non mi pare che ci siano i voti a sufficienza per un’operazione simile. Questo signore ha 85 anni, ha l’età dei datteri, che non sono pochissimi, arriverebbe a fine mandato a 92 anni”. Il direttore editoriale di ‘Libero’ lo ha detto questa mattina a ‘Giletti 102.5’ con Massimo Giletti, Luigi Santarelli e Stefania Iodice.
“Sono convinto – ha aggiunto Feltri – che invece sarà Draghi al Colle perché non è vero che si debbano sciogliere le Camere in questa eventualità, perché toccherebbe comunque a Draghi indicare il nuovo capo del Governo, sceglierebbe presumo una persona che gli garantisca continuità alla politica di Palazzo Chigi che è stata attuata finora. Tra Prodi e Berlusconi non c’è differenza. Perché Prodi può andar bene e Berlusconi no?.
Berlusconi è stato chiaro: se Draghi va al Colle andiamo alle elezioni. “Non è un guaio andare alle elezioni – osserva Feltri -. Nelle democrazie succede di votare. La costituzione prevede che premier possa essere scelto un cittadino qualsiasi, come è accaduto per Conte, Draghi e Ciampi. La stessa cosa vale per il Quirinale: se la costituzione prevede che debba essere eletto dal Parlamento, è chiaro che il popolo non serve”.
Marco Follini, ex leader dell’Udc, vicepremier del Berlusconi II e poi parlamentare del Pd, commenta la partita del Quirinale in un’intervista al Corriere e anche lui boccia l’ipotesi Berlusconi: “Il Quirinale non può essere – dice – il trofeo di una contesa politica, ne è la sublimazione, è soft power allo stato puro. La sua uniforme è la terzietà e Berlusconi ha i suoi pregi, ma non questo”.
“Da vecchio democristiano – insiste Follini – ricordo che Fanfani, un gigante del riformismo italiano, tutte le volte che si propose per il Quirinale non venne mai eletto. A un altro gigante, che era Moro, nel 1971 sarebbe bastato sommare il consenso della sinistra e quasi metà della platea dc e sarebbe andato al Quirinale in carrozza. Ebbe cura di evitarlo e nei sette anni successivi contribuì a dare le carte”.