Casini va bene a Renzi, ma Salvini lo boccia. Già al primo voto c’è chi lancerà segnali a Mattarella
Pierferdinando Casini potrebbe essere il nome che unisce. Lo afferma Andrea Marcucci, amico di Matteo Renzi e senatore del Pd, nel bel mezzo della prima votazione. E questo mentre va avanti la girandola di incontri: Draghi e Salvini, Salvini e Meloni, Tajani e Conte. Del resto non è un caso che sia proprio Marcucci ad avanzare il nome di Casini, ipotesi sulla quale Matteo Renzi sta lavorando. “Casini – ha detto ieri il leader di Italia Viva- sicuramente quando ha fatto il presidente della Camera lo ha fatto bene. Viene fuori sui giornali che è una delle personalità a cui si pensa“.
Nel pomeriggio Salvini, che domenica ha detto no alla candidatura di Casini sostenendo che non è un nome di centrodestra, si vedrà con Enrico Letta. Un incontro decisivo per capire se si andrà verso un accordo o se si replicherà il muro contro muro.
Dal Pd – ha scritto ieri La Stampa – “hanno sondato la disponibilità di Pier Ferdinando Casini a vestire i panni del premier, ma da quanto risulta l’ex presidente della Camera ha già rifiutato. Troppo forte la tentazione del Quirinale, ed è una partita che Casini vuole giocarsi fino in fondo. In queste ore, i collaboratori di Draghi stanno cercando di capire quali candidature credibili restano in piedi, dove si sposteranno i partiti, quanto sono divisi al loro interno e quanto i veti che sembrano accumularsi possano rivelarsi fatali per la candidatura al Colle del presidente del Consiglio”.
Nel Pd c’è anche chi, come Goffredo Bettini, insiste nel ritenere che solo un Mattarella bis o la figura di Giuliano Amato possono garantire la permanenza di Draghi a Palazzo Chigi. E Bettini è un consigliere che Giuseppe Conte tiene in grande considerazione. Per questo c’è chi già oggi scommette sul fatto che ci saranno fin dal primo scrutinio schede votate Mattarella. Non va dimenticato, infatti, che ancora domenica Enrico Letta riteneva quella del Mattarella bis la “soluzione perfetta”.