Cinema, musei, teatri: il Covid da due anni penalizza l’industria dell’intrattenimento
Circa 4 italiani su 10 hanno smesso di frequentare i luoghi dell’intrattenimento e della cultura a causa della pandemia. Tra le principali motivazioni emerge il timore di essere contagiati (47%), ma anche dalle mancate opportunità e possibilità avute durante l’ultimo anno (37%). E’ quanto emerge da un‘indagine elaborata dall’Osservatorio Hybrid Lifestyle di Nomisma che, in collaborazione con Crif, ha evidenziato la contrazione dei consumi culturali. L’indagine ha stimato che la quota di imprese culturali e di intrattenimento che ha manifestato seri rischi di chiusura è stata superiore al 60% nel 2020 (fonte Istat).
Un gap importante si è registrato tra 2019 e 2020 considerando sia il numero di visitatori che gli introiti dei musei. Nel 2020 sono mancati all’appello 9,7 milioni di visitatori (pari al -69%) – erano 14,1 nel 2019; questo ha avuto un riflesso anche per sugli introiti, se nel 2019 sono stati pari a 80,5 milioni, nel 2020 si sono fermati a 24,5 milioni di euro (-56 milioni di euro, pari a -70%). Anche nel 2021, l’industria dell’intrattenimento, così come il settore della cultura più in generale, sono stati tra i più colpiti dalla pandemia da Covid-19.
Nel mese di agosto 2021, per ciò che riguarda i cinema, si sono incassati poco meno di 16 milioni di euro, il 62% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, una contrazione analoga si è registrata per il numero di spettatori (fonte: Cinetel).