Ciriani zittisce il Pd su Berlusconi: “Ipocrita, ci governa insieme ma poi lo reputa ‘indegno’ per il Colle”
La lealtà di Fratelli d’Italia a Berlusconi e alla sua candidatura al Quirinale, in attesa che sciolga la riserva definitiva, è l’unica certezza in questo romanzo Quirinale a puntate. Lo ribadisce il capogruppo al Senato del partito di Giorgia Meloni, Luca Ciriani, in un’intervista al Giornale. L’altra certezza è «l’unità del centrodestra che per noi è sempre stata la stella polare. Tanto più in un momento come questo: visto che nella partita per il Quirinale abbiamo la possibilità di non avere un presidente della Repubblica espressione del centrosinistra o del Pd». Il capogruppo dei senatori di FdI ribadisce la strategia numero uno nella corsa al Colle, il cosiddetto Piano A. “E se Berlusconi dovesse rompere gli indugi e candidarsi, Fdi farà la sua parte. Poi esprime tutto il suo biasimo al doppiopesismo del Pd circa il mantra di queste settimane sul “berlusconi divisivo”.
Ciriani: “La sinistra applaude il Berlusconi europeista e poi…”
“Il Pd disegna Berlusconi come un illuminato europeista se sostiene Draghi. Ma se si candida per il Colle rispolvera l’immaginario antiberlusconiano degli ultimi vent’anni, col doppiopesismo che ben conosciamo». Ciriani una volta ancora smaschera l’ipocrisia che regna sovrana sugli attacchi giunti al leader di Forza Italia non appena il suo nome ha fatto il suo ingresso nelle ipotesi quirinalizie. «Per noi non è cambiato nulla nelle ultime settimane. Berlusconi – attacca Ciriani – è fondatore e federatore del centrodestra: sosterremo la sua candidatura in maniera leale, come abbiamo sempre fatto, quando ci sarà l’ufficialità. La nostra lealtà ovviamente va a braccetto con il realismo, ossia con una verifica delle condizioni politiche di questa candidatura. Ma questo lo saprà meglio di tutti Berlusconi. Che dovrà chiarire se ci sono le condizioni e decidere: se conferma la sua disponibilità potrà contare sulla sessantina di voti di Fratelli d’Italia».
Quirinale, Ciriani: “Gli altri scenari da valutare insieme senza fughe in avanti”
Non cambia lo schema- precisa Ciriani- qualora Berlusconi dovesse sciogliere la riserva, declinando la proposta degli alleati. «È importante avere un piano che sia Berlusconi o altri – e avere unità d’intenti: e non ha senso avventurarsi in possibili alternative prima di aver chiarito quella che al momento è l’ipotesi principale». Una questione di metodo e di merito. Domanda d’obbligo su quelle che sono state considerate “fughe in avanti” di Matteo Salvini. Che avrebbe fatto ventilare dei nomi “alternativi”. Salvo poi chiarirsi telefonicamente con il Cavaliere. Ciriani precisa in modo definitivo al Giornale, a riguardo: «Continua a valere il principio dell’unità di intenti: si verifichi se Berlusconi ha gambe per questa corsa, e i tre leader decidano se sarà lui il candidato. Se poi questo piano non dovesse restare in piedi, si discuta di altri scenari e si adotti – ma tutti insieme – una diversa soluzione. Senza fughe in avanti da parte di nessuno. Offriamo lealtà e correttezza ma le pretendiamo, anche. Possiamo vincere questa partita solo uniti, qualunque soluzione si scelga: serve un grande accordo politico e un sostegno chiaro, trasparente e misurabile».
“Un positivo asintomatico non è un lebbroso, va fatto votare”
FdI ha una strategia precisa anche riguardo l’ipotesi di un “governo dei leader” messo in campo da Renzi e da Salvini. Non rientra nell’orizzonte del partitto di Giorgia Meloni: «Penso che un governo in scadenza a un anno, per fare la manovra di bilancio, avrebbe già i suoi gravi problemi a stare in piedi; e che con i leader andrebbe anche peggio perché il livello di litigiosità aumenterebbe. La nostra posizione resta quella di far coincidere l’elezione del Capo dello Stato con una nuova stagione politica: fine dell’emergenza e di un governo con dentro tutti; ritorno alle urne, nascita di un esecutivo benedetto dal voto popolare. Una cosa che, in Italia, sembra diventata una bestemmia». E anche sull’ipotesi di un no al voto per i grandi elettori positivi al Covid, ha una soluzione semplice e realistica. «Stiamo parlando dell’elezione del capo dello Stato: va fatto il possibile per garantire il voto a tutti. Il problema è istituzionale, non è questione di calcolo politico. Un positivo asintomatico non è un lebbroso: penso che con le dovute cautele possa recarsi in un seggio, magari decentrato, e votare senza mettere a repentaglio nessuno».