Come è morto David Sassoli: un giornalista amico svela la verità. “Basta con i veleni dei No vax”
Come è morto David Sassoli? No, non c’entra il vaccino, il booster, il Covid e neanche la legionella. Quella nota del portavoce di David Sassoli, Roberto Cuillo, che aveva parlato di problemi al sistema immunitario alla base del decesso del presidente del Parlamento europeo aveva scatenato la dietrologia dei No vax, pronti a scatenare odio e rancori contro i vaccinati e i sostenitori della prevenzione contro il Covid. In realtà, a ristabilire la verità, ci ha pensato un amico e collega di Sassoli, il corrispondente di Radio Radicale da Bruxelles, David Carretta, che ha messo nero su bianco, in un tweet, le ragioni della morte del giornalista poi entrato in politica: tumore, anzi, leucemia, per la precisione.
Come è morto David Sassoli
Prima su Twitter e poi sul Foglio, il corrispondente dalle istituzioni europee David Carretta, ha rivelato che Sassoli “aveva subito un intervento di trapianto di midollo per un mieloma, che lo aveva costretto a restare lontano dalle aule di Bruxelles e Strasburgo per diversi mesi”. Carretta si era poi scagliato contro i deliri dei No vax, maledicendo loro e tutti i complottisti che in rete si erano scatenati dopo l’annuncio della morte di Sassoli. Lo scorso novembre 2021, Sassoli aveva annunciato dal proprio account Twitter di essere finito in ospedale pochi mesi prima, a Strasburgo, dopo essere stato colpito in modo grave da una brutta polmonite da legionella.
Il mieloma, un tumore molto cattivo
Il mieloma multiplo è un tumore del sangue, altrimenti definito come leucemia, che colpisce le plasmacellule, un sottotipo di globuli bianchi che combattono le infezioni. È una malattia orfana rara e molto aggressiva, che rappresenta approssimativamente l’1% di tutti i tumori. In Europa, ogni anno circa 39.000 pazienti ricevono una diagnosi di mieloma multiplo e si registrano circa 24.000 decessi. In Italia convivono con un mieloma multiplo, a 5 anni dalla diagnosi, 13.983 persone di età media attorno ai 65 anni; 5.200 i nuovi casi registrati ogni anno e 3.200 i decessi. A 5 anni dalla diagnosi sopravvive meno di un paziente su due (45%). La capacità di raggiungere e mantenere una risposta significativa ai trattamenti diminuisce ad ogni recidiva a causa sia della resistenza acquisita ai farmaci sia del progredire del tumore.