Covid, 137.147 nuovi casi e 377 morti. Sorpresa antidepressivi: funzionano contro il virus. Ecco perché
Dal bollettino di oggi della Protezione Civile e del ministero della Salute, un dato resta saldo e inequivocabile: nella guerra al virus e alle sue varianti resta alta la protezione dei vaccini contro le complicanze più gravi da Covid. Sul fronte dei contagi, invece, sono 137.147 i nuovi casi di infezione da Coronavirus registrati nelle ultime 24 ore. Mentre sono altri 377 i morti: ancora tantissimi. E ancora. Nelle ultime 24 ore gli operatori hanno processato 999.490 tamponi, riscontrando un tasso di positività al 13,7%. Calano terapie intensive occupate: 42 in meno da ieri. E i ricoverati con sintomi: 160 in meno da ieri. In Italia al momento ci sono 1.588 persone in rianimazione. Mentre 19.936 sono i pazienti ricoverati nei reparti.
Covid, sorpresa antidepressivi: potrebbero rivelarsi di grande aiuto contro Covid-19
E intanto, dal fronte farmacologico arriva una notizia incoraggiante: i più diffusi farmaci antidepressivi potrebbero rivelarsi di grande aiuto contro Covid-19. Secondo quanto riferisce l’Adnkronos sul caso, infatti, gli inibitori selettivi della ricaptazione di serotonina o SSRI stanno dimostrando di poter proteggere almeno in parte contro le conseguenze più gravi del contagio da Sars-CoV-2, come mortalità e ricoveri. Lo rivelano due ampi studi internazionali appena pubblicati su Jama Network Open e The Lancet Global Health. Report analizzati dagli esperti riuniti per il XXIII congresso nazionale virtuale della Società italiana di NeuroPsicoFarmacologia. Gli studi hanno indagato soprattutto gli effetti di due principi attivi, fluoxetina e fluvoxetina. Ed entrambi si sono rivelati in grado di ridurre fino al 28% la mortalità in pazienti con depressione e Covid-19.
Gli antidepressivi sortiscono un effetto antinfiammatorio contro il virus
Fluvoxetina è stata addirittura sperimentata come terapia anti-Covid in pazienti contagiati, ma senza la patologia psichiatrica. Mostrando una diminuzione del 30% del rischio di ricoveri in ospedale. Il “segreto” di questi antidepressivi, secondo gli esperti, potrebbe celarsi nella loro capacità antinfiammatoria. L’uso di Ssri si associa a un calo significativo di marcatori infiammatori a livello sia cerebrale sia periferico e ciò potrebbe impedire la comparsa della “tempesta citochinica” che è associata a un decorso più grave dell’infezione. Inoltre, per alcuni antidepressivi potrebbero esistere anche effetti antivirali diretti.
Gli studi sugli antidepressivi e Covid rilevano una riduzione di mortalità e ricoveri
«Questi dati sono importanti – ha commentato allora Claudio Mencacci, co-presidente della Società italiana di NeuroPsicoFarmacologia e direttore emerito di neuroscienze e salute mentale all’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano – prima di tutto perché le persone con depressione devono essere considerate soggetti fragili, se contagiati da Sars-CoV-2. Sappiamo infatti che i pazienti con disagio psichico hanno un rischio più elevato di andare incontro a esiti peggiori. E anche a mortalità in caso di infezione».
I dati di un ampio studio su oltre 3.400 adulti con diagnosi di depressione
«I dati di un ampio studio su oltre 3.400 adulti con diagnosi di depressione in terapia con fluoxetina o fluvoxamina, pubblicati di recente su Jama Network Open – spiega sempre Mencacci – mostrano che a confronto con persone dalle stesse caratteristiche non trattate con antidepressivi il rischio relativo di decesso è inferiore del 24-28%. Un dato positivo che dimostra una volta di più quanto sia importante la terapia della patologia psichiatrica, che oggi si scopre avere anche una “marcia in più”. L’incremento dell’impiego di antidepressivi che si sta registrando, in parte legato all’aumento assai rilevante di diagnosi di depressione dall’inizio della pandemia a oggi, potrebbe perciò non essere una cattiva notizia. È essenziale riconoscere e trattare in maniera adeguata i pazienti con depressione, perché le cure possono anche proteggerli dalle conseguenze gravi dell’infezione».
Questi farmaci potrebbero diventare una terapia per il Covid anche in chi non ha una diagnosi di depressione
Pertanto, questi farmaci potrebbero addirittura diventare una terapia per Covid-19 anche in chi non ha una diagnosi di depressione: lo suggerisce lo studio clinico di fase III pubblicato di recente su The Lancet Global Health, per il quale circa 1.500 pazienti positivi a Sars-CoV-2 con oltre 50 anni o ad alto rischio di un decorso più grave dell’infezione, sono stati randomizzati a ricevere un placebo o fluvoxamina per 10 giorni. Ebbene: l’antidepressivo ha ridotto del 30% il rischio di ricovero. Con un effetto talmente positivo da portare alla sospensione anticipata della sperimentazione. Dati, insomma, «molto incoraggianti che aprono a nuove speranze e possibilità.