Covid, 196.224 casi e 313 morti. Vaia: «In calo i ricoveri in terapia intensiva, non bloccare il Paese»
Sono 196.224 i nuovi contagi da Covid in Italia. Si registrano inoltre altri 313 morti. Nelle ultime 24 ore sono stati processati 1.190.567 tamponi con un tasso di positività al 16,4%. Sono 242 in più i ricoverati, 8 in meno in terapia intensiva.
Covid, Vaia: «I cittadini e le famiglie sono nostri alleati»
«I dati di oggi mettono in evidenza un aspetto molto importante: la diminuzione dei ricoveri in terapia intensiva. Lo stiamo vedendo già da tempo. Se questo trend, figlio della campagna vaccinale e della terza dose, si stabilizzerà come si spera, abbiamo bisogno di andare incontro alle esigenze dei cittadini e di snellire le procedure di isolamento e quarantena». Lo sottolinea Francesco Vaia, direttore dell’Istituto Spallanzani di Roma, ricordando che «i cittadini e le famiglie sono nostri alleati per uscire da questa situazione».
Cosa consentirà di non bloccare il Paese
«Ribadisco che, come avviene in altri Paesi in particolare negli Usa, le persone vaccinate e asintomatiche, se positive – spiega – dopo cinque giorni di isolamento devono tornare alle loro regolari attività quotidiane. Per i contatti dei positivi, se asintomatici, non c’è bisogno né di quarantena né di tampone, ma si pongono in auto-sorveglianza e tornano alle loro attività con le mascherine per cinque giorni. Questo consentirà di non bloccare il Paese ed infondere ulteriore fiducia, come è giusto che sia, nei confronti del vaccino», rimarca Vaia.
Luca Pani: «I monoclonali sono terapie costose»
«Ci vorranno diversi mesi per avere risposte scientificamente valide su quale sia esattamente l’efficacia dei vaccini e degli anticorpi monoclonali sulla variante Omicron». Lo premette Luca Pani, ex direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa, oggi docente alla University of Miami negli States e a Modena in Italia. Ma il problema dei monoclonali a suo avviso è un altro, come spiega all’Adnkronos Salute: «È che non sono disponibili in gran parte del mondo oppure sono stati usati male e senza linee guida chiare». In più, osserva, «sono terapie costose che non possiamo aumentare in modo significativo». Alcuni monoclonali «sono stati disegnati su epitopi specifici della proteina Spike che, se mutati come avviene in Omicron, fanno perdere significativamente l’efficacia», conferma l’esperto. «Ed è difficile sapere come funzioneranno su Omicron i cocktail di monoclonali, diretti su bersagli multipli e in teoria in grado di funzionare meglio, ma disegnati sulle varianti precedenti».
Le vie dell’evoluzione virale
L’esperto lo aveva previsto. In un suo recente intervento, su Pharmadvances, prima che Omicron finisse sotto i riflettori del mondo, Pani aveva esplorato insieme allo storico della medicina Gilberto Corbellini le vie dell’evoluzione virale, analizzando anche la possibilità di una variante tale da eludere vaccini e anticorpi monoclonali e ricordando che, in laboratorio, «Sars-CoV-2 ha sviluppato rapidamente una resistenza agli anticorpi monoclonali ma ha lottato per sviluppare resistenza contro un cocktail di anticorpi, mirato a siti multipli e diversi». In breve, uno dei messaggi del testo era: «Pasteur ci ha permesso di immaginare e costruire vaccini o farmaci, mentre Darwin ha spiegato, con la sua teoria della selezione naturale, che nemmeno con i mezzi della medicina più avanzata riusciremo a realizzare il migliore di tutti i mondi possibili».
«Puntare su pillole antivirali low cost»
Pani sposta, dunque, il focus del discorso: «Ora noi – conclude – abbiamo bisogno invece di antivirali orali, che agiscano sulla replicazione virale, che possiamo produrre a livello globale in modo massivo e low cost per trattare le persone con infezione da Sars-CoV-2».