Covid, 227 morti. Uno dei valori più alti della quarta ondata. Superato il tetto di 2 milioni di positivi
Superano quota 2 milioni gli attualmente positivi al Covid in Italia. Per la precisione 2.004.597, secondo i dati diffusi dal bollettino della Protezione Civile e dal ministero della Salute, 60.618 in più rispetto a ieri. Pesante il bilancio delle vittime: sono 227 i morti registrati nelle ultime 24 ore. Uno dei valori più alti della quarta ondata. Calano invece i contagi, 101.762 nelle ultime 24 ore, influenzati dal minor numero di tamponi effettuati nel weekend.
Covid, crescono le vittime: da ieri 227 morti
Secondo i dati diffusi – regione per regione – da ieri sono stati processati 612.821 tamponi (tra antigenici e molecolari) con un tasso di positività pari al 16,6 per cento. Male sul fronte ospedaliero: c’è l’ennesima impennata dei ricoveri ordinari, che aumentano di quasi 700 unità. Mentre rallenta l’aumento dei pazienti in terapia intensiva. Dove però si registrano 114 nuovi ingressi. Sono infatti 693 i nuovi ricoverati con sintomi. E 16.340 in totale i pazienti nei reparti Covid. Nelle ultime 24 ore ci sono stati 114 ingressi in terapia intensiva. Per un totale di 1.606 occupate in Italia. Al netto dei dimessi, oggi in rianimazione ci sono 11 pazienti in più di ieri. Dall’inizio dell’emergenza sono state contagiate 7.554.344 persone. Mentre ne sono morte 139.265. I guariti in totale sono 5.410.482, 56.560 nelle ultime 24 ore.
In salita i ricoveri ordinari, stabili le terapie intensive
La situazione negli ospedali, come confermano i dati Agenas, sta progressivamente peggiorando. A livello nazionale l’occupazione dei reparti ordinari è salita al 24%. E quella delle rianimazioni è stabile al 17%. Con l’aumento costante dei posti letto occupati crescono anche le difficoltà che riguardano i pazienti extra-Covid. “La riduzione degli interventi chirurgici è drammatica”. L’allarme viene dal presidente della Società Italiana di Chirurgia Francesco Basile. “L’attività chirurgica in tutta Italia è stata ridotta del 50%. Con punte dell’80%. Riservando gli interventi ai soli pazienti oncologici e di urgenza. Ma spesso non è possibile operare neanche i pazienti con tumore. Perché non si ha la disponibilità del posto di terapia intensiva nel postoperatorio”.
L’allarme dei chirurghi: operazioni ridotte del 50%
L’attività chirurgica programmata negli ospedali pubblici italiani è di fatto ferma. “Limitata agli interventi d’urgenza o a salvaguardare quelli oncologici non rimandabili. Ma in queste condizioni si sommano ritardi a ritardi, e la situazione delle liste d’attesa è terrificante”. Parola di Marco Scatizzi, presidente dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani (Acoi). Preoccupato per l’aggravarsi della situazione epidemiologica. “Se una operazione programmata alla colecisti viene rimandata per un anno o oltre, il paziente si ritroverà con una pancreatite. Una condizione che può diventare invalidante. Quindi abbiamo oggi malattie benigne che si trasformano in patologie letali”. Ma come si può recuperare sul fronte delle liste d’attesa? “Se il ministro della Salute, Roberto Speranza, e le Regioni investono oggi in quello che chiediamo, ovvero più operatori (infermieri, anestesisti, chirurghi) e nelle strutture, in un anno possiamo recuperare il 70% degli interventi rimandati. Mancherebbe un 30% che si può smaltire nel 2023 se riprendiamo a regime e non ci sono ulteriori problemi”.