Covid, i chirurghi: «Migliaia di pazienti rischiano di non essere curati, come quelli che hanno un tumore»

6 Gen 2022 10:56 - di Milena Desanctis
Covid

«Nelle Regioni italiane si stanno nuovamente chiudendo i reparti di chirurgia per riconvertirli in posti letto Covid. Le sale operatorie sono decimate per destinare i chirurghi nei Pronto soccorso e nelle aree Covid. Le liste d’attesa stanno nuovamente allungandosi: stiamo ritornando esattamente allo scenario delle altre ondate, come se questi due anni fossero passati invano. È allucinante scaricare il peso di questa nuova ondata sul sistema sanitario facendo crescere la pressione sugli ospedali». Lo denuncia Marco Scatizzi, presidente dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani (Acoi).

Covid, i chirurghi: «I pazienti rischiano di non essere curati»

«In questi ultimi giorni», continua, «mi sto confrontando quotidianamente con i colleghi di tutte le regioni italiane. Nel Veneto, nel Friuli, nel Trentino, in Piemonte abbiamo situazioni gravissime dove l’attività chirurgica si è quasi completamente fermata. Parliamo di migliaia di pazienti che rischiano di non essere curati. O dove non è possibile diagnosticare malattie tempo-dipendenti come i tumori».

Il presidente Acoi annuncia che «scriveremo al ministro Speranza. Vogliamo che la chirurgia ospedaliera funzioni al 100%». Ma non solo. «Vogliamo salvare vite umane, stare dalla parte dei nostri pazienti. Non vogliamo essere complici di chi, per negligenza o inadempienza, mette a rischio la vita dei pazienti e dei chirurghi stessi».

«Come se non bastasse, stiamo vivendo un ulteriore paradosso: i chirurghi vengono obbligati a turni massacranti. Un fenomeno che sta portando fortissimo stress e che, come molto probabilmente accaduto al nostro collega di Bari alcuni giorni fa, rischia di mettere a rischio la stessa vita dei nostri colleghi».

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