Crisanti, Galli, Bassetti e l’Ema contro la strategia di Draghi e Speranza: no a dosi ravvicinate di vaccini
La Comunità scientifica inizia ad abbandonare frettolosamente la nave di Draghi e Speranza che rischia di andare a sbattere contro un iceberg se continua, secondo virologi, immunologi ed altri esperti, a imporre l’inoculazione dei vaccini con dosi troppo ravvicinate, tanto che oramai sono numerose le voci fuori dal coro – da Ricciardi a Bassetti, da Galli a Crisanti – sulla massiccia e ripetuta strategia vaccinale imposta cocciutamente dal premier e dal suo ministro della Sanità.
C’è perfino chi mette in dubbio la validità degli stessi vaccini Mrna mentre all’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, si dicono preoccupati per “vaccinazioni ripetute in un lasso di tempo breve”.
Nessuno sa, davvero, cosa accadrà fra qualche anno dopo aver bombardato in maniera così massiccia il sistema immunitario.
Insomma la strategia delle dosi booster di vaccini anti-Covid ogni 4 mesi, è, nel complesso, un’ipotesi che non piace più agli esperti. Nonostante ciò Draghi e Speranza tirano dritto per la loro strada.
“Non si possono vaccinare 50 milioni di persone ogni 4 mesi“, avverte, nel corso della trasmissione Otto e mezzo, il professor Andrea Crisanti. Che esprime così i propri dubbi sulla reale efficacia degli attuali vaccini contro il Covid, soffermandosi, in particolare, sui vaccini mRna. “Se avessimo avuto un vaccino capace di indurre un’immunità di 2-3 anni, oggi non saremmo in questa situazione”. Un attacco frontale alle farmaceutiche che hanno pensato più al profitto, evidentemente, che al risultato di un vero vaccino.
”La priorità è produrre vaccini più duraturi e alla portata anche di paesi a medio-basso reddito. Non credo che la soluzione al problema possa arrivare dal vaccino mRna che Pfizer o Moderna produrranno per la variante Omicron“, lancia la bomba l’esperto, stroncando sul nascere l’ultimo tentativo delle multinazionali.
“Il problema è strutturale, è legato alla formulazione di questi vaccini che inducono un’immunità di 4-5 mesi – prosegue Crisanti. – Non si possono vaccinare 50 milioni di persone ogni 4 mesi. Aggiorniamo pure il vaccino, è una scelta tattica, ma dal punto di vista strategico bisogna pensare a vaccini strutturalmente diversi”.
“Il vaccino contro l’epatite B dura 20 anni“, evidenzia Crisanti argomentando come fanno molte persone che rifiutano il vaccino anti-Covid. E conclude: “Questo vaccino, paragonato ad altri, obiettivamente non è tra i migliori. E’ l’unico che abbiamo contro il Covid, ci protegge e lo dobbiamo fare. Ma a lungo termine vedo problemi nella strategia basata su quest’unico tipo di vaccino“.
“Siamo davanti a una realtà diversa, quasi un virus diverso: bisogna riaggiustare il tiro – conferma, ospite di ‘Cartabianca‘, il professor Massimo Galli. che non può certo definirsi un no Vax. – In Israele stanno facendo la quarta dose, aspettiamo i dati. Ma non è una strategia sostenibile vaccinarsi ogni 3-4 mesi con il solito vaccino, non è una strategia nemmeno praticabile. E’ vero, il vaccino tiene fuori dalla rianimazione e dal cimitero. I non vaccinati rappresentano il polmone per il virus e l’elemento di pressione per gli ospedali. Una delle cose da fare è vaccinare alla grande i più piccoli“, sostiene ora Galli.
“Non abbiamo ancora visto i dati sulla quarta dose” di vaccino anti-Covid. “Siamo abbastanza preoccupati per una strategia che preveda vaccinazioni ripetute in un lasso di tempo breve – Marco Cavaleri, responsabile per i vaccini dell’Ema, durante un briefing video con la stampa in collegamento da Amsterdam, dove l’agenzia ha sede. – Non possiamo continuare a dare dosi di richiamo ogni tre o quattro mesi“.
Anche l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, ieri mattina, aveva invitato il governo a cambiare passo e ad adeguarsi al modello spagnolo deciso da Sanchez considerando conclusa la pandemia e valutando che, di fatto, si è trasformata in un’endemia, in una semplice influenza.
Anche lui, ospite di “Cartabianca”, è tornato all’attacco prendendo le distanze dalla strategia delle vaccinazioni ravvicinate voluta da Draghi e Speranza: “Ci dobbiamo abituare, con questo virus dobbiamo vaccinarci una o due volte l’anno”.
“Gli hub vaccinali dovranno rimanere aperti per un paio d’anni, le persone dovranno avere la possibilità di andare a vaccinarsi con una cadenza di due volte l’anno – dice l’infettivologo genovese. – La variante Omicron nei soggetti vaccinati provoca una sindrome molto meno imponente rispetto alla variante Delta. Per i non vaccinati, invece, con Omicron cambia poco”.