Draghi ci mette una toppa: come cambia la strategia comunicativa del premier
Non c’è aria di smobilitazione a Palazzo Chigi. Il governo è saldo e va avanti nonostante la partita del Quirinale. Secondo Repubblica sarebbe questo il messaggio che Mario Draghi ha voluto lanciare con la sua conferenza stampa. Un appuntamento che segna un cambio di passo rispetto agli errori comunicativi dell’ultimo incontro con la stampa. Quello in cui il premier si è di fatto reso disponibile per il Quirinale. Una caduta di stile che ne ha appannato l’immagine e la credibilità. E ora ha cercato di recuperare. Persino facendo un minimo di autocritica sul fatto di non avere compreso la necessità di spiegare subito agli italiani il decreto sull’obbligo vaccinale per i 50enni.
“L’ex banchiere – scrive Tommaso Ciriaco su Repubblica – sceglie di difendere innanzitutto la sua azione a capo dell’esecutivo. Intanto perché non può escludere – soprattutto di fronte alle fibrillazioni in atto – di dover restare a Palazzo Chigi per un altro anno (nel qual caso, non è un mistero, la formula che più lo garantirebbe sarebbe quella di congelare gli attuali assetti istituzionali con un Mattarella bis). Per essere ancora più netto, il presidente del Consiglio si rivolge ai partiti. Contesta la lettura di una maggioranza a fine corsa, divisa, fuori controllo in vista delle elezioni per il nuovo Presidente. «Finché c’è voglia di lavorare assieme e di arrivare a soluzioni condivise – dice – il governo va avanti bene»”.
Un cambio di strategia rispetto alla conferenza stampa di fine anno che gli aveva attirato gli strali dei partiti. Se in quell’occasione aveva ostentato la sua “quirinabilità”, in questa conferenza stampa Draghi l’ha blindata col suo silenzio. “Il silenzio parlante di Mario – ha commentato sul Messaggero Mario Ajello – è quello di chi non vuole esporsi perché al Colle, se ci si arriva, si arriva con il non detto. Con la discrezione, prima ancora che democristiana, gesuitica e lui gli studi li ha fatti dai padri di Sant’ Ignazio, quelli per cui «la parola sorge dal silenzio e al silenzio ritorna».