Edoardo Vianello non si piega al politicamente corretto e attacca: “Fui bandito perché non ero allineato”

3 Gen 2022 10:32 - di Adriana De Conto
Edoardo Vianello

Edoardo Vianello,  si racconta a tutto tondo e lo fa senza timori “reverenziali” verso il politicamente corretto e il pensiero mainstream. Sprizza ironia, brio, gusto di cantare e presentarsi oggi come ieri davanti al pubblico. In una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera scorrono i ricordi:  le sue canzoni popolari, il 68 della musica italiana, il  profondo immenso dolore per la perdiata della figlia, i tre matrimoni. Insieme all’inguaribile voglia di combattere sempre. Proprio come lo abbiamo visto nella notte di Capodanno su Rai Uno, intabarrato a sfidare il freddo per cantare ed esserci ancora una volta. Con l’ironia delle sue canzoni. Con timbro vocale perfetto, come se non fossero passate 83 primavere.

Edoardo Vianello: “Mio padre futurista. Aveva pudore a dirlo lo perché…”

Per il dono dell’ironia ringrazia il padre futurista: «Credo di averla presa da mio padre, il poeta futurista Alberto Vianello; lui è sempre stato molto bizzarro nel suo modo di scrivere, di esprimersi, di parlare, anche se era una persona molto seria. Anche se aveva pudore a parlarne perché il futurismo dopo la guerra era stato messo al bando». I suoi successi: Guarda come dondolo, Pinne fucile ed occhiali, Abbronzatissima, I Watussi. Gli anni Sessanta furono quelli che lo imposero nel gusto degli italiani. ” Il 63, il miglior anno della mia carriera”,  – racconta  -: “lì ho capito che ero sulla strada giusta. Una stagione intensa ma breve, alla fine degli anni 60 il clima cambiò”. L’impegno in musica perseguito come un dogma a sinistra fece sì – come in altri casi- che il successo popolare venisse  guardato dall’alto in basso. Accadde a molti mostri sacri della canzone italiani e Vianello lo conferma per esperienza diretta:

Edoardo Vianello: “Perché sono stato messo in disparte”

«Quel tipo di canzoni vennero messe al bando, erano considerate troppo divertenti, spensierate, troppo poco serie; la musica doveva essere  impegnata, doveva affrontare i problemi sociali, quindi sono stato messo in disparte. Sentivo una sorta di ostilità quando andavo a cantare e ho deciso di smettere: canto per divertirmi perché devo beccarmi insulti?”, rammenta Vianello. Poi, come spesso capita, arrivano i pentimenti postumi.  “Poi con il tempo le mie canzoni sono state riabilitate. Non voglio sembrare immodesto, ma sono dei piccoli capolavori, originali, al di fuori di quello che si scriveva in quel momento, e il pubblico se ne è riappropriato». Non è un caso che i suoi successi siano dei sempre-verdi, capaci ieri come oggi di far ballare e sprizzare spensieratezza. Ma la domanda quasi obbligata arriva a proposito degli “altissimi negri” che ricorrono nella popolare hit  dei Watussi.

Edoardo Vianello: “I Watussi? Non la cambio, la canzone è nata così”

Espressione che oggi sarebbe bollata come razzista, strofa che andrebbe bandita secondo i dettami del mainstram e del linguaggio inclusivo. Edoardo Vianello non si inchina alle vestali del politicamente corretto quando afferma:  «Io credo di avere il green pass per poter ancora usare certe parole. Per me rimangono gli altissimi negri perché così è nata la canzone”. Ammette di averci riflettuto sopra “se era il caso di cambiare parole: ho pensato a normalissimi negri, per non discriminare i bassi… Scherzo, ma non mi interessa adeguarmi al politicamente corretto. Che è la scorciatoia di gente in cerca di visibilità, che dovrebbe protestare piuttosto per l’aumento delle bollette. E poi io sono daltonico, il colore della pelle mi lascia indifferente». L’ironia, di nuovo, grande antidoto contro la stupidità.

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