Enrico Ruggeri canta “La rivoluzione” e sfotte gli ex compagni del ’68: «Siamo stati sconfitti in finale» (video)
Fresco vincitore del Premio Tenco per la prolifica carriera artistica, a distanza di un anno dall’ultimo singolo “L’America (Canzone per Chico Forti)”, Enrico Ruggeri torna con il nuovo brano “La rivoluzione” (Anyway Music) in radio e in digitale da oggi. Canta le occasioni sprecate dalla sua generazione, i sessantenni di oggi che dovevano cambiare il mondo, ma che sono rimasti con i «sogni appesi al soffitto».
“La Rivoluzione” anticipa l’omonimo album di inediti, in uscita nel 2022, sul quale Ruggeri sta lavorando da ormai due anni. Un brano che rappresenta un atto d’accusa, ma anche l’autocertificazione di una generazione sconfitta dalla storia e dal tempo. Una sorta di “Compagni di banco” di Antonello Venditti, dove il cantautore chiedeva al compagno di barricata e di contestazione “Ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?”. Con connotazioni meno icastiche, ma con spietata serenità l’autore di Contessa e del Mare d’inverno pare rivolgersi ai compagni di quel 68 e delle proteste giovanili. Lo fa con disincanto e con la consapevolezza di una generazione delle occasioni mancate. «Vincitori di un grande girone e poi sconfitti in finale/Noi che quella sera avevamo da fare/Siamo quello che siamo, siamo sempre schierati/Siamo tifosi e soldati arrivati e partiti/La poesia sfuggita di mano, la giustizia appena sfiorata/Siamo un biglietto scaduto di sola andata».
Il testo di “La Rivoluzione” di Enrico Ruggeri
Siamo quello che siamo, niente di più niente di meno
Padri e figli di un tempo sbiadito intravisto dal treno
Eravamo sempre in cammino noi che volevamo andare lontano
Siamo quello che siamo
Siamo quello che siamo, siamo quello che resta
di certi sogni appesi al soffitto di quell’ultima festa
ricchi impoveriti dalla nostra stessa ricchezza
Siamo l’ultima carezza
Siamo mille libri consumati di fretta
ed altri mille amori dimenticati alla svelta
Siamo fuoco e cenere all’ombra di una statua di cera
Noi che non crediamo e siamo solo preghiera
Siamo la rivoluzione da sempre sognata
Quello che avremmo tanto voluto così desiderata
vincitori di un grande girone e poi sconfitti in finale
Noi che quella sera avevamo da fare
Siamo quello che siamo, siamo sempre schierati
Siamo tifosi e soldati arrivati e partiti
La poesia sfuggita di mano, la giustizia appena sfiorata
Siamo un biglietto scaduto di sola andata
Siamo una fermata scritta sopra a un foglio
da conservare
Siamo quello che siamo, niente di più niente di meno