Fatture false e falsi contratti d’affitto, così facevano avere i permessi di soggiorno agli immigrati
Fatture false e falsi contratti di affitto, così un’organizzazione composta da due senegalesi, Thierno Moutaga Fall, 44 anni, e Papa Ndyae, detto Papi, 67 anni, entrambi residenti ad Agrigento, un ragioniere, Nicolò Vancheri, detto Massimo, 55 anni, e un imprenditore, Salvatore Randisi, 35 anni, è riuscita a far ottenere ad alcuni immigrati i permessi di soggiorno che, invece, non gli sarebbero dovuti.
A capo dell’ipotizzata associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, smantellata stamani dai finanzieri del Comando provinciale di Agrigento, secondo l’accusa c’era Nicolò Vancheri.
Titolare di uno studio professionale di consulenza contabile e fiscale e responsabile di alcuni noti patronati di Agrigento, sarebbe stato lui a predisporre le dichiarazioni fiscali e i bilanci d’esercizio delle ditte individuali degli stranieri richiedenti permessi di soggiorno con dati non veritieri.
Vancheri si sarebbe occupato di impartire loro direttive e indicazioni sulle modalità di compilazione postuma delle ricevute, degli scontrini fiscali e delle fatture d’acquisto per farli coincidere con i dati relativi ai costi d’acquisto e ai ricavi di vendita riportati nei bilanci e nelle dichiarazioni fiscali false.
Ed è sempre Vancheri, in base all’ipotesi accusatoria, che avrebbe indicato agli immigrati i nominativi delle persone disponibili a rilasciare loro fatture false per operazioni inesistenti.
I due senegalesi arrestati insieme a lui, invece, avrebbero avuto il ruolo di intermediari con gli extracomunitari della comunità senegalese di Agrigento e provincia, nei confronti dei quali avrebbero veicolato le direttive del professionista.
Thierno Moutaga Fall, in particolare, si sarebbe anche offerto di sottoscrivere falsi contratti di locazione con diversi stranieri, anche per periodi sovrapposti, per “consentire loro di giustificare l’idoneità della situazione alloggiativa quale presupposto per il conseguimento del permesso di soggiorno per lavoro autonomo“.
All’imprenditore finito, invece ai domiciliari, infine, viene contestato di essersi prestato a emettere, dietro indicazione del ragioniere, fatture false in favore di più immigrati per supportare le voci per costi d’acquisto riportate nei bilanci e delle dichiarazioni fiscali da presentare a corredo dell’istanza di permessi di soggiorno per lavoro autonomo.
Le indagini, sviluppate dai militari del nucleo di Polizia economico finanziaria di Agrigento in stretta sinergia con l’ufficio Immigrazione della Questura di Agrigento, si sono avvalse delle banche dati informatizzate della guardia di Finanza e di articolati servizi tecnici d’intercettazione.
Durante le indagini sono state esaminate e ritenute sospette trentasei istanze di permessi di soggiorno.
Per sette permessi di soggiorno il gip ha valutato sussistente un grave quadro indiziario.