Festival di Sanremo: scoppia il caso Drusilla Foer, il “travestito” sponsorizzato dalla sinistra e da Luxuria
Lorena Cesarini, Drusilla Foer, Maria Chiara Giannetta, Sabrina Ferilli e Ornella Muti. Sono loro le cinque primedonne di Sanremo 2022. Saranno loro ad affiancare Amadeus alla conduzione, una per ogni sera del festival che andrà in onda dall’1 al 5 febbraio. La prima sera salirà sul palco Ornella Muti, la seconda Lorena Cesarini, la terza Drusilla Foer, la quarta Maria Chiara Giannetta e la quinta e ultima sera Sabrina Ferilli.
Sanremo, chi è Drusilla Foer
Drusilla Foer sarà il primo personaggio “en travesti” a calcare le tavole del teatro Ariston durante il festival di Sanremo. Drusilla è infatti il personaggio di una nobildonna toscana un po’ vanesia, una diva dello spettacolo, una stella del web e un’icona fashion, inventato dall’attore Gianluca Gori, che ne ha fatto il suo alter ego e da anni appare nelle sue sembianze in tv e in spettacoli teatrali ma anche sui social, dove Drusilla ha un proprio account.
La strumentalizzazione della sinistra
La sua partecipazione viene subito strumentalizzata dalla sinistra. «Sanremo fa notizia – dice in un’intervista all’Adnkronos Vladimir Luxuria – fa precedente, fa storia del costume. E quest’anno dal festival arriverà una bel messaggio contro pregiudizi e discriminazioni di genere, un bel messaggio di inclusività. La scelta di Drusilla dice che i tempi sono maturi per una coconduzione en travesti».
«Va sottolineato però – aggiunge l’ex deputata e attivista transgender – che Drusilla è prima di tutto una grande professionista che porterà valore aggiunto allo spettacolo del festival e per questo è stata scelta. È una grande attrice di teatro, molto raffinata e sofisticata e la sua sagacia farà bene al festival. Inoltre, credo che Amadeus abbia lo stile giusto per evitare ogni morbosità sulla presenza di Drusilla al festival». E infine: «Sicuramente anche quest’anno da Sanremo partirà un segnale importante, anche per la comunità Lgbtq+ ma non solo, come già fu per il Sanremo “rainbow” nel 2016, quando tutti i cantanti si spesero a sostegno del ddl Cirinnà sulle unioni civili. L’arte non può non essere inclusiva», rimarca Luxuria.
Adinolfi: «Da qualche anno si collezionano “figurine”»
La sua presenza al Festival di Sanremo fa scatenare il leader del Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi. «Al Festival di Sanremo da qualche anno si collezionano “figurine” con finalità ideologica per inculcare al popolo italiano la teoria gender, nelle più bieche sfaccettature, dice all’Adnkronos Adinolfi. «La parola inclusione – aggiunge il leader del Popolo della Famiglia – va molto di moda ai piani alti di Rai1 ma è una parola orrenda. Implica che qualcuno vada incluso. È un’affermazione di prepotenza».
La propaganda pro Lgbt
«Sono anni – continua – che il Festival di Sanremo persegue la legittimazione della piattaforma Lgbt, precisamente dal 2016, quando i cantanti furono costretti ad indossare bandiera arcobaleno, per poi essere beffati dalla vittoria degli Stadio, che erano stati gli unici a non esibire il vessillo rainbow. La propaganda pro Lgbt è proseguita poi con gli inviti del Festival a personaggi di infimo livello come il travestito Conchita Wurst, poi sparito dalle cronache musicali per evidente inadeguatezza», prosegue Adinolfi.
«Sanremo torni alle famiglie»
Per poi sottolineare: «Detto tutto questo, e ribadita la necessità di vedere tornare il festival di Sanremo ad una stagione di festa per le famiglie che pagano il canone, esprimo la personale ammirazione per la figura di Drusilla Foer che è un personaggio sofisticato, intelligente e mai volgare. Immagino di avere opinioni diverse da Drusilla sull’idea di famiglia e sulle tematiche Lgbt ma l’intelligenza io l’apprezzo sempre», conclude Adinolfi.