Fumata nera per il Colle, tante schede burla: voti per Signorini, Cruciani, Lotito e Amadeus

24 Gen 2022 21:19 - di Federica Argento
Quirinale

Fumata nera alla  prima votazione per il Quirinale. Fioccano le schede bianche, che alla fine sono 672. Ma come sovente accade al primo spoglio, dall’urna escono voti bizzarri di vario tipo: un voto anche al direttore di ‘Chi’ e conduttore del ‘Grande fratello’, Alfonso Signorini; per lo storico Alessandro Barbero e per il conduttore de ‘La zanzara’, Giuseppe Cruciani. Durante lo spoglio delle schede per l’elezione del presidente della Repubblica, un voto prendono Bruno Vespa, Amadeus e il presidente della Lazio Claudio Lotito. Si alternano, tra le schede bianche, nomi circolati in queste settimane, come  Giorgetti, Cartabia e anche Berlusconi, Draghi e  Casellati.

Tanti i voti burla: Alberto Angela, Lotito, Razzi

Elisabetta Belloni, capo del Di: il suo nome echeggia due volte, come quello del divulgatore e volto tv  Alberto Angelo (due volte). Ce n’è anche per  Antonio Tajani, Umberto Bossi, Paolo Maddalena; per  i deputati Antonio Tasso ed Ettore Rosato, Pierluigi Bersani e Antonio Martino. Questi i primi nomi votati per il Presidente della Repubblica che interrompono l’elenco di schede bianche. Due volte il presidente della Camera Fico legge il nome di Giuseppe Moles, sottosegretario all’editoria. Qualcuno ha scritto il nome del filosofo “montanaro” Mauro Corona e del giornalista Claudio Sabelli Fioretti. “Mi piacerebbe conoscere chi mi ha votato in Parlamento e magari offrirgli un bicchiere di Amarone”, ha commentato lo scrittore.

Poi arriva il voto anche per Casini. Qualcuno vota anche Cossiga e Craxi. E, ancora, Antonio Razzi e Giorgio Lauro conduttore di un Giorno da Pecora. Veltroni, Nordio ( 2 voti) e Giuseppe Conte, altri nomi politici tra i votati al primo spoglio. E poi Nicola Gratteri e Salvatore Borsellino. Un voto anche lal mitico Dino Zoff.

Il movimentismo di Draghi, Salvini e Letta

I due dati salienti della prima giornata sono il movimentismo di Matteo Salvini e quello, non confermato però da fonti ufficiali, del premier Mario Draghi. “Finalmente a palazzo Chigi hanno capito che bisogna sporcarsi le mani”: sussurra in Transatlantico un big pentastellato della corrente pro-Draghi. In tutto questo si inserisce una nuova giornata di movimentismo anche per Enrico Letta. Che continua a lavorare alla mediazione per l’elezione del capo dello Stato. Il segretario del Pd stamattina ha prima visto i leader del fronte progressista, Roberto Speranza e Giuseppe Conte: per confermare la scheda bianca alla prima chiama. Un contatto anche con il premier Conte che però non viene confermato ufficialmente. Poi, nel pomeriggio, il faccia a faccia con Matteo Salvini. “E’ stato un incontro positivo”, ha spiegato lo stesso Letta poco prima di entrare in aula per votare. Un giudizio che Pd e Lega avevano già messo nero su bianco con un comunicato identico che annunciava: “Si è aperto un dialogo”. E infatti “i due leader stanno lavorando su delle ipotesi”. Poi lo stesso Letta conferma: “Ci vediamo domani”.

Un deputato dem, sconsolato: “alla fine convergeremo su Draghi”

Insomma, almeno si è passati dallo stallo delle 24 precedenti all’avvio della partita vera e proprio sul Colle. Uno stallo sbloccato anche dalla proposta di FdI di Carlo Nordio. Che estende la rosa delle candidature autorevoli del centrodestra. “C’è ancora da lavorare, ci sono nodi da sciogliere ma quello che conta è che la trattativa è partita”, si sintetizza in ambienti parlamentari dem. Letta è molto abbottonato”, dicono i parlamentari che hanno provato a sondarlo. Nel Transatlantico, gremito nonostante le misure anti Covid, si alternano big e ministri. Vedi Lorenzo Guerini: “Ci vuole pazienza. Quanta? Quella giusta”, dice all’Adnkronos. Breve scambio tra il leader M5S Giuseppe Conte e la presidente di Fdi di Giorgia Meloni. All’uscita di Montecitorio l’ex premier ha incrociato la leader di Fratelli d’Italia, con la quale si è intrattenuto per un breve saluto.

L’eco delle strategie dei leader arriva in Transatlantico, dove i grandi elettori sono in fila, più o meno ordinatamente, per entrare in aula e depositare la scheda nell’urna. “Alla fine convergeremo su Draghi”, valuta un deputato dem con aria sconsolata. Perché il punto è che tra i grandi elettori Pd sarebbero diverse le perplessità sul ‘trasloco’ Chigi-Quirinale. Un senatore la mette così: “Quanti nel Pd sono per Draghi al Colle? Letta e l’area Guerini. Tutte le altre componenti, da Franceschini a Orlando compresa l’ala Lotti di Base Riformista e pure i Giovani Turchi, mantengono le loro perplessità”.

Malumori nelle chat dem

Malumori che sarebbero emersi anche nella chat dei deputati e, si riferisce all’Adnkronos, ben distribuiti tra le varie correnti. Ma che non preoccupano chi in queste ora starebbe lavorando a questa ipotesi. Se, è il ragionamento che fanno diversi parlamentari dem, i leader riuscissero a chiudere su un “pacchetto completo” Colle-governo sarebbe difficile anche per i più critici dire di no. Anche per questo, forse, nel pomeriggio l’ipotesi Draghi sembra sempre più prendere quota. Ma la situazione è ancora fluida: il nome di Casini resta sempre quotato. Senza contare che sullo sfondo resta anche il Mattarella bis.

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