Il caro bollette? Colpa dell’Ue e del mito della transizione verde. Ma a marzo i prezzi scenderanno
10 Gen 2022 10:10 - di Francesco Severini
Gli aumenti delle bollette tornano nel primo trimestre del nuovo anno a preoccupare le famiglie italiane. +55% l’elettricità, +42% il gas. I milioni stanziati dal governo Draghi si rivelano insufficienti e l’emergenza ha già aperto un dibattito sul ritorno al nucleare e sui costi della cosiddetta transizione energetica.
In questo contesto Libero ha intervistato Davide Tabarelli, fondatore e presidente di Nomisma Energia, che spiega: “Oggi i prezzi sono talmente alti che durante l’anno non potranno che scendere. Ma i mesi più duri, per il gas, sono gennaio e febbraio e quindi dobbiamo aspettare, le sorprese arrivano sempre in questo è periodo. Speriamo che stavolta non accada nulla”. “A marzo – continua – con l’arrivo delle temperature miti, i prezzi dovrebbero scendere. Per il gas dagli attuali 90 euro per megawattora a 50 euro. A seguire, l’elettricità dovrebbe scendere dai 200-250 euro a 120 euro. Ma è tutto ancora incerto, ripeto».
Tabarelli formula anche accuse politiche precise. “La transizione energetica – dice – è uno dei principali obiettivi su cui è stato costruito il successo elettorale di gran parte del nostro parlamento e di quello europeo, da cui sono derivati degli esecutivi che, in maniera coerente, hanno provato ad accelerare l’abbandono dei fossili, fra cui anche il gas. Ora il gas manca, o costa sul mercato internazionale cinque volte il normale, e le bollette sono raddoppiate in un anno. Ce n’è più che a sufficienza per chiederne conto ai politici”.
Quindi la transizione verde è uno dei fattori che causa il caro-bollette “perché distrae investimenti da quello che serve, ossia la diversificazione di tutte le fonti. Servono non solo le rinnovabili, ma anche il gas, il nucleare e – so di bestemmiare – pure il carbone“. Ad impedire la diversificazione, aggiunge Tabarelli, è “il fatto che tutta la finanza globale, drogata da bassi interessi e dalle banche centrali che comprano debito, è convinta che fra pochi anni il petrolio, il gas e il carbone non serviranno. Però la scarsità è già qui, oggi. Questo paradosso lo stanno pagando i cittadini, le imprese, le amministrazioni. Lo paghiamo tutti, con bollette raddoppiate e con l’inflazione che sale. Con colpevole ritardo, se ne sta accorgendo solo ora la Bce”.
La politica può fare la sua parte. «I prezzi dei permessi per l’emissione di CO2 sono cresciuti anche loro in maniera eccessiva. Oggi sono a 80 euro per tonnellata, livello che era atteso per il 2030. Certo, sarebbe utile, vista l’emergenza, disporre una sospensione per un breve periodo, ma è complicato. In alternativa si potrebbe aumentare l’offerta di permessi gratuiti: di fatto il mercato della CO2 è tutto politico, e una piccola decisione politica basterebbe a far scendere i prezzi». Decisione impedita dalla Commissione europea “di fatto, guidata dal nuovo governo tedesco, che è molto verde. Speriamo che la presidenza francese del Consiglio Ue, partita il primo gennaio, raddrizzi un po’ le cose”.