Il robot sociale prossimo venturo: solo uno sguardo “tragico” ci potrà salvare
Senza l’occhio capace di fissare non cedendo lo sguardo allo sguardo pietrificatore della Medusa non vediamo. E’ il paradosso dello spirito tragico. Chi è l’uomo più gioioso, l’uomo che vuole la gioia: chi più soffre ed è sovrastato dalla morte perenne. I massimi esultatori (non: esaltatori) della salute sono due disgraziati che dovevano farsi leggere, Giacomo Leopardi e Friedrich Nietzsche. E colui che rese la gioia il suo testamento per l’umanità, fu un disgraziato incontinente di stomaco, sordo, con il fegato duro quanto un sasso di piombo, Ludwig van Beethoven; nello sconforto e nell’energia il massimo esponente della nostra specie. Lo spirito tragico è lo spirito del capovolgimento. Più terribilmente oso conoscere e vivere, massimamente mi incoraggio a vivere (o soccombo). Le persone così così sfuggono la tragedia, non hanno la schiena per sopportarla. Sono “ottimisti”: tutto è passeggero, tutto si sistemerà, speriamo, usciremo, domani, dopodomani, e via dicendo.
Tragedia sociale
E se le inchiodate ai fatti non prendono in conto i fatti ma le loro fantasie diversive: la speranza, lo “speriamo che”. Al dunque, c’è un “fatto”: l’avanzamento degli strumenti produttivi rende superfluo l’apporto del lavoro umano: ma il lavoro umano è incarnato nell’uomo, quindi l’uomo diverrà sempre meno necessario nei sistemi produttivi. Collateralmente, nelle economie occidentali i costi dei sistemi produttivi sono non comparabili con i costi dei sistemi produttivi di altre aree. Associando i fenomeni, ne viene: i sistemi produttivi occidentali “devono” sminuire il costo del lavoro, sminuire la quantità di lavoratori. Questa è una tragedia sociale. In tanti individui. Troppi. Ovunque.
Vittime e colpevoli
Gli spietati economicisti, per dire, i quali scorgono soltanto il profitto e non la disoccupazione, si accorgeranno che ormai si ha profitto senza (senza) occupazione; addirittura profitto disoccupativo (il che altera la visione per secoli giustificata di Adam Smith: che il profitto suscita occupazione). Se avranno lo sguardo tragico, vedere il negativo, se ne accorgeranno. Se non lo vedranno manterranno lo sguardo ottimista, ed il passo nel baratro. E se invece qualcuno se ne è accorto longitudinalmente e tenta di risolvere la situazione con una carneficina, senza mostrarlo, dove il colpevole è la vittima o una potenza ignota, “naturale”: invece del fato il caso? Ecco su che dobbiamo, siamo costretti a ragionare. Siamo costretti, ripeto, perché vi è una concomitanza di vicende che ci obbliga.
Il paragone con l’anno Mille…
Avete mai udito proclamare tanti malanni come in questi ultimi tempi? Il famigerato Anno Mille rispetto al nostro è una novella. Ma il punto è che taluni, e non è genta dappoco, ci figura nuove pandemie: no, non varianti dell’attuale, ma pandemie mortalissime e perfino sollecita i Governi a stanziare per affrontare la pandemia che giungerà(Bill Gate). Quindi, attenzione vigilissima: non abbiamo false notizie di congiure inconcepibili, abbiamo prospettive emesse da persone rilevanti (Bill Gate, ripeto, e altri a non dire). Allora? Allora, prendiamole in conto. Facciamone conto. Ma in senso “critico”. Perchè mai queste visioni ?
Nascono perché gli eventi le suscitano o nascono perché riteniamo che “devono” nascere; vogliamo che nascano, trasformiamo la volontà in realtà? Non saprei. Ma cogliamo le circostanze sociali. La popolazione mondiale eccede la possibilità di avere lavoro! Ecco la faccenda. Ne consegue. Occorre diminuire la popolazione mondiale. Crollo economico strabiliante; riduzione in obbedienza pecoresca della gente tale da farle sopportare ogni situazione; magari il ricatto della salute: diventa poverissimo ma salvo. La farmaceutizzazione dell’umanità è un ritrovato che stiamo sperimentando, la sedazione globale. E poi: cibi pervertiti, sessi ingenerativi. Vi è uno scopo unico, sovrastante, in questo marasma: decrescere la popolazione ( i voli spaziali e la colonizzazione di pianeti, le città aeree fanno parte dell’insieme). Non sono concezioni peregrine. Affatto. Il problema dello sfoltimento dell’umanità è realissimo.
Le contraddizioni dell’eccedenza
La contraddizione dell’eccedenza di popolazione con i mezzi tecnici che eliminano lavoro e lavoratori è una guerra interna ad ogni società. Al dunque, il robot sociale, lavorino i robot, i popoli fruiscano la produzione. Se rimaniamo con l’idea che è il lavoro la base della “paga” non c’è soluzioe. Non è più il lavoro la commisurazione dell’apporto alla produzione, sono le macchine. Quindi o si commisura secondo la produzione, se si produce enormemente si distribuisca enormemente al di sopra dell’apporto di lavoro umano: o si resta fermi all’apporto di lavoro umano: quindi se lavori poco guadagni poco; o disoccupiamo radicalmente; o sfoltiamo le popolazioni; o trasciniamo mezza umanità altrove; o la farmacolizziamo a vita. Questa è realtà. Coloro che decidono tastano le soluzioni. Come riuscire a sedare milioni e milioni di persone che non ci servono? Si può dubitare delle varianti esposte, ma non si deve dubitare del fatto che la (tragica) questione del nostro tempo, e ancora più del fururo è: troppa gente perché i nostri sistemi produttivi ormai automatizzati riescano a impiegarla (se il sistema non muta). Occorre uno sguardo che non teme di vedere.
Le due mosse del capitalismo
Il capitalismo occidentale ha compiuto due mosse. Ha creduto che la Cina fosse e rimanesse un luogo dove produrre a basso costo. Ha innovato tecnologia contro lavoro umano. Senza dare giudizi: I risultati sono precipiziali. E’ la Cina a invaderci. E abbiamo pure la disoccupazione da tecnologia . Ci saranno tempi millenaristici. Il coraggio della conoscenza è radicale. Chi conosce almeno sa come agire o che bisogna agire. Chi non vede si accorge di precipitare dopo essere precipitato. Inoltre, conoscendo scorgeremo anche possibilità di benessere e salute(!) rassicurantissime per l’umanità. Produrremo a getto solare. Per l’umanità o per chi?