Incinta col green pass, ma senza tampone: respinta dall’ospedale di Sassari. Abortisce nel parcheggio

15 Gen 2022 18:02 - di Penelope Corrado
incinta Sassari

Sassari, sabato mattina. Una giovane donna 25enne, Alessia, incinta di cinque settimane, avverte dei dolori e accusa delle perdite. Chiede al marito Enzo, 51 anni, di portarla urgentemente al pronto soccorso di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale San Pietro di Sassari. È da cinque anni che attendono di avere un bimbo, e sono nell’angoscia.

«Mia moglie ha avvertito un forte dolore addominale – racconta Enzo all’Adnkronos – Era incinta da non meno di 5 settimane, il secondo test l’aveva fatto una settimana prima. Ha sentito il medico e dato che aveva delle piccolissime perdite lui le ha consigliato di andare al Pronto Soccorso». All’entrata la coppia viene accolta da un’ostetrica ma, nel racconto dell’uomo, le cose appaiono da subito molto complicate.

La donna incinta respinta dall’ospedale di Sassari: non aveva il molecolare

«Al piano terra dell’ospedale di Sassari c’è una sorta di triage, un’ostetrica filtra le varie visite: ha accolto mia moglie incinta, bardata di tutto punto, con tenuta anti Covid. Ha chiesto cosa avesse e Alessia le ha spiegato che aveva mal di pancia e perdite, e che era alla quinta settimana di gravidanza», spiega Enzo. L’ostetrica le chiede il super green pass che la giovane, vaccinata con due dosi e già prenotata per la terza, esibisce. L’ostetrica a quel punto richiude la porta e li fa aspettare «venti minuti, dicendo che si era dimenticata», racconta l’uomo. Quindi sale «al quarto piano per chiedere cosa fare» e, quando scende, chiede se la donna abbia eseguito un tampone molecolare, presentato come requisito essenziale per poter procedere alla visita. «Era sabato, non sapevamo nemmeno che dovesse essere necessario ed eravamo nell’angoscia più totale – ricorda l’uomo con voce rotta – Abbiamo chiesto cosa potessimo fare, ma era di sabato, in ospedale non eseguivano i tamponi e ci hanno detto che dovevamo tornare lunedì».

La coppia insiste, ma non c’è verso. «Ha detto a mia moglie che se non riusciva a gestire i dolori doveva prendere una tachipirina e tornare il lunedì», si sfoga l’uomo. Una volta fuori dall’ospedale, succede l’inimmaginabile. «Sono passato a prenderla in macchina, e l’ho trovata piegata in due dai dolori», racconta, e «le perdite sono diventate copiose: si capiva che non ci fosse più niente da fare, e una volta a casa abbiamo capito che aveva abortito».

La direzione dell’ospedale sardo avvia un’indagine interna

I coniugi sono sconvolti e sotto choc. «Vogliamo far sentire il nostro dolore, è una cosa indegna, non capisco cosa avrei dovuto fare – si lamenta il marito di Alessia – E se avesse avuto il Covid cosa avrebbero fatto, non l’avrebbero visitata? Chi ti dà l’onnipotenza di decidere se mio figlio deve morire perché non abbiamo un molecolare? Non si lasciano morire delle persone nei parcheggi dell’ospedale, mia moglie è stata lasciata andare con dolori atroci, come un cane, è gravissimo”. “Noi non vogliamo soldi né risarcimenti, non vorremmo fare nemmeno queste interviste perché stiamo malissimo, non puntiamo il dito su nessuno ma vogliamo che queste cose non succedano mai più. Queste cose non devono più succedere”, scandisce l’uomo.

La direzione dell’Aou di Sassari è intervenuta sulla vicenda con una nota nella tarda serata di ieri, con la quale annuncia l’intenzione di avviare verifiche interne: «La direzione strategica ha richiesto alle strutture aziendali di riferimento l’avvio di un audit interno con tutti i soggetti interessati perché si possa fare chiarezza su quanto sia effettivamente avvenuto. Siamo dispiaciuti per quanto accaduto alla signora» incinta, dice la direzione dell’ospedale di Sassari.

La coppia, dal canto suo, agirà per vie legali. «Sto predisponendo una denuncia querela che verrà depositata al più presto -dice all’Adnkronos l’avvocato Gabriele Sechi, che segue il caso dei due coniugi –  Tra oggi e domani la depositerò». Per il legale «non si può accettare il fatto che una persona, dopo aver aspettato venti minuti al triage di un pronto soccorso, per essere visitata debba fare un tampone molecolare, per il quale non si hanno subito i risultati. Non voglio pensare che sia la prassi o il protocollo perché altrimenti nessuno potrebbe essere visitato nell’immediato». E conclude secco: «I miei assistiti non sono interessati ai denari. Ma qui c’è stata un’assurda incompetenza, e deve essere accertata dalla magistratura».

 

 

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