La beffa dopo il bis: il Pd vuole impedire per legge la rielezione al Quirinale. Mattarella ringrazia
Chiudere la stalla a buoi scappati. Ha un sapore beffardo il ddl a firma dei Pd Parrini, Zanda e Bressa (Gruppo delle Autonomie) che vuole introdurre in Costituzione il divieto di rielezione del Presidente della Repubblica con annessa abolizione del cosiddetto semestre bianco. Istituto, quest’ultimo, che impedisce al Capo dello Stato di sciogliere le Camere negli ultimi sei mesi del mandato. L’iniziativa era nata nei mesi scorsi proprio come stimolo al bis di Sergio Mattarella al Quirinale. Serviva a tranquillizzare il Presidente che a più riprese aveva espresso riserve circa il possibile lo stravolgimento della Costituzione derivante da una doppia rielezione (la sua e quella di Napolitano nel 2013).
Proposta l’abolizione di rielezione e semestre bianco
Ma prima ancora – anni 60 e 70 – furono Antonio Segni e Giovanni Leone a sollecitare, attraverso lo strumento del messaggio alle Camere, una riflessione parlamentare sul tema della rielezione. Una preoccupazione, quella di trasformare la Repubblica in un Papato, condivisa in pieno dai tre senatori. «È infatti evidente – spiegano nella relazione che accompagna la proposta riferendosi alla conferma al Colle di Napolitano – che, se l’eccezione divenisse regola e quella che è stata la regola cominciasse ad apparire come eccezione, l’equilibrio dei poteri delineato dalla Carta potrebbe risultarne alterato. Non è peraltro un caso – proseguono – se gli Stati Uniti, pur in un contesto di elezione sostanzialmente diretta del Presidente, hanno introdotto il divieto del terzo mandato quadriennale solo nel momento in cui l’eccezione avrebbe potuto divenire prassi».
Iniziativa di Zanda, Parrini e Bressa
L’obiettivo, quindi, è impedire allo stesso presidente di restare per 14 anni sul “trono” della repubblica. Oltre agli Stati Uniti ci ha pensato anche la Francia. Non molti anni fa fu infatti il gollista Jacques Chirac a ridurre da sette a cinque anni il mandato presidenziale. Quattordici anni erano tanti anche per oro. Nel dettaglio, dunque, il primo articolo del disegno di legge modifica l’articolo 85 della Costituzione introducendovi il divieto assoluto di rielezione del presidente della Repubblica. Il secondo, invece, abroga integralmente il secondo comma dell’articolo 88 della Costituzione. «L’introduzione del divieto di rielezione – argomentano i firmatari – fa cadere la ratio alla base dell’istituto, ovvero quella di avere delle Camere favorevoli alla propria rielezione, che quindi può essere integralmente abolito».