La guerra degli albanesi per il controllo dello spaccio a Roma: 27 arresti. E rispunta il nome di Diabolik
Riporta a Fabrizio Piscitelli, detto “Diabolik”, il capo ultrà ammazzato in un parco della Capitale a colpi di pistola, l’ultima operazione dei carabinieri sui traffici di droga a Roma gestiti da bande di albanesi agguerritissimi.
Il capo di uno dei due gruppi, arrestato dai carabinieri, è risultato infatti ‘vicino’ a Fabrizio Piscitelli, conosciuto con il soprannome di “Diabolik”, e ucciso il 7 agosto 2019 al parco degli Acquedotti di Roma.
Entrambi i gruppi sono risultati stabilmente dediti all’attività di smercio di consistenti quantitativi di sostanze stupefacenti, del tipo cocaina e hashish destinati alle più fiorenti piazze di spaccio della Capitale.
Sono ventisette gli arresti eseguiti stamattina dai carabinieri nei confronti di altrettante persone accusate, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti aggravata dal metodo mafioso, cessione e detenzione ai fini di spaccio, estorsione, danneggiamento a seguito di incendio, detenzione e porto in luogo pubblico di armi da fuoco.
I carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno eseguito a Roma e provincia le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip della Capitale su richiesta della Dda di piazzale Clodio, che dispone l’arresto per 27 persone gravemente indiziate, a vario titolo, di questi reati.
I militari del Nucleo Investigativo di Roma e quelli del Nucleo Investigativo di Frascati hanno ricostruito, dettagliatamente, le vicende criminali dei due gruppi italo-albanesi in conflitto tra loro, che potevano contare su una solida struttura organizzativa e sulla disponibilità di armi da fuoco pronte all’uso.
Il capo di uno dei due gruppi di albanesi, arrestato dai carabinieri, è, poi, appunto, risultato ‘vicino’ al capo ultrà Fabrizio Piscitelli, alias “Diabolik”.
Proprio un mese fa, il 13 dicembre 2021, la polizia aveva identificato e arrestato a due anni dall’omicidio di “Diabolik”, il killer, vestito da runner, che lo aveva freddato nel parco degli Acquedotti, Raul Esteban Calderon.
Una telecamera di sorveglianza privata aveva infatti ripreso il momento dell’omicidio di Fabrizio Piscitelli seduto su una panchina del parco. Raul Esteban Calderon gli si avvicina da dietro e gli spara alla nuca per poi allontanarsi correndo proprio in direzione della telecamera.
Un delitto maturato nell’ambito dei contrasti per il controllo delle piazze di spaccio della Capitale.
Raul Esteban Calderon era noto come killer assoldato dalle bande di narcotrafficanti dell’area Tuscolano, Primavalle e Montespaccato. Piscitelli, dal canto suo, aveva rimediato, poco prima di essere ucciso, una condanna definitiva per spaccio di droga a 4 anni e 6 mesi.