L’orfanello di Casini. Renzi furioso dopo il “no” al suo candidato: «Centrodestra irresponsabile»
Interrotto proprio sul più bello. E proprio quando sognava di intestarsi quello che avrebbe esibito come il suo vero capolavoro. A buon diritto, visto che il suo partito – Italia Viva – non va oltre il 2,5 per cento. Eh sì, Matteo Renzi sognava il bis. Non quello di Mattarella al Quirinale, ma quello personale come kingmaker del futuro inquilino del Colle. Un ex-dc nel 2015, Mattarella appunto, e un ex-dc oggi. Ma proprio quando la candidatura di Pierferdinando Casini sembra destinata a decollare quale nome capace di unire tutti, è arrivata la doccia gelata sotto forma di non possumus da parte del centrodestra. Un duro colpo per le ambizioni di Renzi.
Renzi voleva fare il kingmaker del Quirinale
E che il siluro lo abbia colpito e semi-affondato è lui stesso a lasciarlo trasparire con una dichiarazione al fiele all’indirizzo della coalizione di Meloni, Salvini e Berlusconi. Ad offrirgli il destro, la decisione di astenersi nella votazione odierna. «Trovo scandaloso – detta ai cronisti – che il centrodestra abbia fallito la prova di maturità che l’attendeva: è finito il tempo delle bambinate è arrivato il tempo di fare gli statisti». Qualcuno dovrebbe spiegargli che nessuno sostiene esami e che in ogni caso non è lui l’esaminatore che promuove o boccia. Ma tant’è: Renzi è rimasto spiazzato e si vede. I boatos di Montecitorio attribuiscono al centrodestra i nomi di Sabino Cassese e di Elisabetta Belloni.
Spiazzato dalle indiscrezioni su Cassese e Belloni
Sono inattaccabili e perciò lui attacca chi potrebbe proporli. «Questa storia dei nomi è insopportabile, ogni giorno si fanno dei nomi per bruciarli. È irresponsabile l’atteggiamento di queste ore. Ma vi sembra normale che ogni giorno si faccia un nome nuovo? Ormai senti nomi tirati lì senza nessuna discussione politica». Il senatore di Rignano è un fiume in piedi. E dopo aver azzardato un paragone con le candidature impallinate di Franco Marini e Romano Prodi, assurte a «simbolo dell’incapacità» di Bersani, si è di nuovo rivolto ai leader del centrodestra. «Devono decidere se pensare ai sondaggi dei prossimi sette giorni o se pensare all’Italia dei prossimi sette anni». Lui, nel frattempo, è tutto preso dalla gloria effimera dei prossimi 7 secondi. Il tempo di una battuta al tiggì.