Ora il “Financial Times” vuole Draghi al Colle: «Un’elezione divisiva preoccupa i mercati»

24 Gen 2022 9:12 - di Eugenio Battisti

In Italia ”il voto per il nuovo capo dello Stato potrebbe indebolire il governo e danneggiare le prospettive di una riforma economica”. La riflessione è del Financial Times. Che dedica al Quirinale e alla successione di Mattarella una nuova lunga analisi. Con i riflettori puntati anche sulle ricadute economiche.

Il Financial Times “vuole” Draghi

”Dal suo arrivo al governo” – scrive il quotidiano britannico che vorrebbe trasferire il premier sul Colle più alto  – Draghi ha rivitalizzato la fiducia dei mercati e degli investitori grazie a una campagna vaccinale di successo e politiche di bilancio espansive per far accelerare la ripresa economica”. Il Financial Times, nel giorno del primo turno di votazioni,  conferma il suo tifo per l’ex governatore della Bce al Colle. ”Draghi ha disegnato un ambizioso programma di riforme strutturali per migliorare la traiettoria di crescita di lungo periodo dopo decenni di stagnazione”. Oggi la preoccupazione del quotidiano finanziario di Londra è l’eventuale crisi di governo che poterebbe derivare da una scelta non unanime.

Un’elezione divisiva preoccupa i mercati

“Un’elezione presidenziale divisiva che dovesse causare una crisi politica preoccuperebbe Bruxelles e i mercati finanziari. Dal Quirinale, Draghi potrebbe usare i suoi poteri e la sua autorevolezza per assicurare che i governi futuri mantengano le riforme sui binari giusti. Se la coalizione di governo dovesse decidere di non eleggerlo alla Presidenza della Repubblica il ruolo di Draghi ne uscirebbe molto scalfito”.

Il premier può mantenere la strada giusta

Non è il primo endorsement del Financial Times per il premier al Colle. Tre giorni fa un lungo editoriale sosteneva l’opportunità di Draghi come Capo dello Stato. Visto che ha tutte le carte in regola “per mantenere il paese sulla strada giusta”. Secondo il Ft, coordinare la sua ascesa e trovare un premier che lo possa sostituire è un compito assai arduo che richiede che tutti i partiti politici “si uniscano alla squadra”. 

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