Pedrizzi (Ucid): “A Fiumicino e sui voli poche cautele per il Covid e nessun distanziamento”
Riceviamo da Riccardo Pedrizzi, presidente del Cts dell’Ucid (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti) e volentieri pubblichiamo.
Egregio Direttore,
leggevo qualche settimana fa le lamentele del Presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, circa “le ore di coda, tutti ammassati in aeroporto. Danno al Paese”. Nella lettera aperta il rappresentante degli albergatori italiani, racconta l’esperienza da lui fatta all’aeroporto di Fiumicino, ritornando da un volo internazionale, a ridosso di quattro varchi su venti aperti per attraversare i quali ha impiegato un paio d’ore.
Fortunato lui, perché a poca distanza “molti americani, alla fine di tutto hanno impiegato non meno di 4 ore per uscire da quello che verrà da loro ricordato come un incubo”. E’ evidente che tutto questo non fa bene al nostro turismo e tanto meno all’Italia, conclude il Presidente di Federalberghi.
Non diversamente accade per i voli nazionali: parto per presiedere un convegno a Torino, volo nr AZ1417 delle ore 13:15: file lunghissime per attraversare i pochi varchi aperti; tutti i passeggeri a distanza ravvicinata ed incollati tra loro, senza che nessuno faccia rispettare le previste distanze. Il pullman che dal gate ci porta all’aereo è stipato all’inverosimile.
Passeggeri ammassati l’uno sull’altro. Il percorso dura pochi minuti, per cui basterebbe aumentare le corse per evitare l’assembramento. Salgo sull’aereo e mi lamento con l’assistente di volo, che si mostra gentile, chiedendole di fare presente ad Aeroporti di Roma questo inconveniente. Non so se sia stato fatto.
Mi sistemo al posto assegnatomi nella speranza che almeno all’interno del velivolo un minimo di distanziamento venga fatto rispettare. Nemmeno per sogno. Non c’è nessun posto libero, tantomeno l’alternanza tra l’uno e l’altro e, richiamando di nuovo l’attenzione della disponibile assistente, chiedo come mai, essendo il mio primo viaggio dopo lo scoppio della pandemia. Mi si risponde che non c’è bisogno di alcun distanziamento, perché è stato accertato che l’areazione dell’aeromobile evita qualsiasi contagio.
Non so se questa giustificazione corrisponda o meno ad accertamenti scientifici o se è dovuto solo ad esigenze economiche, cioè quelle di vendere quanti più biglietti possibili, indipendentemente dalle norme di tutela della salute dei passeggeri.
Sta di fatto, egregio Direttore, che tutte questa inefficienze e queste carenze, che si rilevano sia nell’aeroporto di Fiumicino, Leonardo da Vinci che negli aeromobili non fanno bene né al turismo italiano né alla mobilità interna del Paese necessaria alla ripresa economica. Tanto meno al rilancio della nuova compagnia ITA Airways.
Una certezza però ora la ho. Poiché ho verificato nei miei viaggi in treno che le FFSS fanno rispettare tutte le norme anticovid 19, per il futuro mi avvarrò di questo tipo di mezzo di trasporto piuttosto che dell’aereo.