Perizia Crisanti pesantissima: “La zona rossa ad Alzano e Nembo avrebbe salvato migliaia di vite”
La zona rossa a Nembro e Alzano non fu mai istituita, ma avrebbe potuto evitare tra le duemila e le quattromila vittime in Val Seriana. I dati emergoni dalla maxiconsulenza del professor Crisanti depositata in Procura a Bergamo, dove i magistrati indagano a quasi due anni sulla gestione della pandemia. Il consulente aveva promesso di ricostruire la storia di quanto accaduto in quelle giornate terribili. “Sono emerse delle criticità sull’applicazione del piano pandemico e dell’attivazione della zona rossa. Queste criticità sono al vaglio della procura di Bergamo. Non è detto che una criticità sia per forza penalmente rilevante- tiene a precisare- . Questo lo deve decidere il procuratore”. Sono le parole del virologo nel giorno in cui ha depositato in procura di Bergamo la sua super perizia che ricostruisce i primi mesi della pandemia e alcuni dei passaggi cruciali. Lo riporta l’Adnkronos Salute.
La perizia Crisanti inchioda Conte e Speranza alle loro responsabilità
“Nell’ospedale di Alzano quando c’è stato il primo caso c’erano già 100 persone infette. Lo ha confermato anche la Procura, e questo rende l’idea del livello che la pandemia aveva raggiunto”. Il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova, fuori dal Tribunale di Bergamo, ha aggiunto: “Sicuramente penso che molte scelte siano state fatte sulla base delle conoscenze e in buona fede. Ma sarà compito del procuratore stabilirlo”. Una precisazione in replica a chi gli chiedeva se nella sua super perizia avesse riscontrato una discrasia tra scienza e politica. “Sono circa 90 pagine di perizia, diecimila pagine di allegati. Ci sarà un secondo passaggio – ha annunciato ai cronisti – perché la Procura deve preparare altra documentazione ed eventualmente io farò delle integrazioni”. Quindi ha aggiunto: “Sono venuto incontro a documenti riservati che devono rimanere ancora riservati. La Procura mi ha chiesto di verificare se c’è un nesso, io ho fatto il mio lavoro”.
Dalle 2000 alle 4000 vittime erano evitabili
Quella stima – dalle 2000 alle 4000 vittime come riporta l’Ansa- evitabili sono una dato pesantissimo nel contesto della mortalità di Bergamo tra fine febbraio e fine aprile del 2020: “fu la più alta d’Europa sul totale della popolazione – analizza il Corriere della Sera- : con 3.100 vittime di Covid certificate, cioè sottoposte al tampone prima del decesso, ma 6.200 in più, complessivamente, rispetto alla media dello stesso periodo degli anni precedenti: quindi con altre tremila persone morte nelle case, sulle ambulanze, comunque senza un tampone ma con sintomi di sospetto coronavirus”. Nel documento vi sarebbe un’articolata ipotesi delle vittime evitabili, giorno per giorno, da quando si ebbe conferma dei primi casi di diffusione del coronavirus nel nostro Paese. Spetterà ora alla Procura tentare di capire al meglio quanto i numeri sulle conseguenze della mancata zona rossa siano utilizzabili in ambito penale.