Quirinale: il centrodestra si asterrà, ma intesa più vicina. “No” a Casini, avanzano Cassese e Belloni
Un’astensione che può preludere ad una svolta. Il vertice mattutino del centrodestra riporta la calma nel Palazzo dopo la concitata giornata di ieri. I leader della coalizione hanno infatti deciso di prendersi altre 24 ore di tempo per, spiega Matteo Salvini, «allargare il campo del centrodestra e trovare per il Quirinale un nome di altro profilo istituzionale». Che la situazione abbia buone possibilità di sbloccarsi è indizio ricavabile dall’annuncio di Maurizio Lupi (presente al vertice) di chiedere per oggi la doppia votazione. Così come dal fatto che la coalizione tornerà ad incontrarsi oggi pomeriggio. Come a dire che forse di tempo ne potrebbe bastare di meno.
Il centrodestra tornerà a riunirsi nel pomeriggio
Comunque sia, quel che sembra emergere con nettezza dalla riunione del centrodestra poche ore fa è il tramonto della candidatura di Pierferdinando Casini. In pratica, Salvini avrebbe ribadito al vertice quel che aveva anticipato ai giornalisti e cioè che l’ex-presidente della Camera «è proposto dalla sinistra ed è stato eletto con il Pd». Un’esclusione che pesa, dal momento che fino a poche ore fa il nome di Casini era quello meglio piazzato e l’unico in campo, oltre a quello di Mario Draghi che resta sempre sullo sfondo.
Salvini boccia l’ex-dc: «È stato eletto con il Pd»
In suo favore si erano espressi il coordinatore nazionale di Italia Viva Ettore Rosato, il dem Andrea Marcucci e – da Coraggio Italia – Paolo Romani. Ora però le parole di Salvini spazzano via ogni possibilità di trovare una convergenza su Casini. La prima reazione alla decisione di astenersi da parte del centrodestra (i suoi Grandi elettori diranno «astenuto» senza ritirare la scheda) arriva da Giuseppe Conte. Per ragioni di tenuta dei 5Stelle, l’ex-premier è il più interessato alla più ampia condivisione possibile sui nomi da proporre per il Quirinale. “Voci di dentro” chiamano in ballo quelli di Sabino Cassese, ex-ministro e giudice emerito della Corte Costituzionale, e di Elisabetta Belloni, già segretario generale della Farnesina e da poco a capo dei servizi segreti. Entrambi, spiegano fonti di FdI, non sarebbero sgraditi a Giorgia Meloni.