Quirinale, l’ipocrisia della sinistra: si aggrappa alla retorica perché non ha uno straccio di idea
“Ci vorrebbe una donna al Quirinale” è una sterile frase carica solo di dogmatismo ideologico che si sente ripetere come un mantra da politici democratici. A poche ore dalle votazioni con i tavoli delle trattative ancora aperte, ritorna lo sponsor della quota rosa perché non si dica che almeno è stata nominata. Nel dibattito su chi sarà il futuro presidente della Repubblica , dire “è tempo di una donna al Quirinale” rimane il solito manifesto della sinistra fatto di parole ferme e pochi contenuti. Perché non ci chiediamo “è tempo di un uomo al Quirinale” con lo stesso stupore? Vorrebbe dire che saremmo arrivati a considerare il merito e non il sesso per il ruolo.
Quirinale, l’ipocrisia della sinistra
Il centrosinistra propone da tempo una donna per il Colle ma non fa nomi indicativi. La controversia finisce sul genere ma non su una personalità concreta. E questo contribuisce a mistificare la natura strumentale della proposta guidata ormai dalla triade social che scrive messaggi univoci composta da Enrico Letta, Giuseppe Conte, Roberto Speranza. Significativo è stato l’intervento di Marianna Aprile nel corso della puntata del 22 gennaio di In Onda, programma di La7 condotto da David Parenzo e Concita De Gregorio. Da femminista o vicina alle istanze di chi combatte queste battaglie, ha smontato il femminismo di facciata della sinistra.
La leadership femminile che non hanno
Al preambolo della De Gregorio che si illumina nel pensare a una Rosy Bindi possibile presidente citando l’inutile raccolta firme fatta per lei come se definisse l’ennesimo gesto di rappresentanza e valore, l’ex direttore dell’Unità fa una riflessione sulla leadership femminile che manca a sinistra rispetto alla destra odierna e chiama in causa l’Aprile che risponde: “Sia in Europa che in Italia la leadership femminile si forma a destra invece che a sinistra. Se n’è discusso molto quando è stata eletta la nuova presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, abbiamo gioito perché la triade dei vertici europei è tutta al femminile. Ma poi molte sostenitrici della battaglia della parità di genere hanno storto il naso perché è una donna ma non la pensa come loro, sono tutte donne di destra. Il problema è proprio questo, gioire per i progressi che fanno le donne solo se la pensano come me, questo indebolisce molto la faccenda”.
L’importanza della meritocrazia
La giornalista di oggi fa emergere chiara la discrepanza tra ciò che la sinistra proclama e la distanza tra la realtà dove le donne al contrario non rivestono ruoli altrettanto rappresentativi come i loro leader maschi. Sarei la prima a complimentarmi e ad esserne orgogliosa se il prossimo Presidente della Repubblica fosse un volto femminile ma non perché donna o perché debba rappresentare una quota, semplicemente perché tra la rosa dei migliori il suo merito la spunterebbe sugli avversari.