Quirinale, Salvini e Conte rilanciano “l’opzione donna”: salgono le quotazioni di Belloni e Cartabia
Dopo il nulla di fatto del sesto scrutinio, tornano in auge le quotazioni di una donna al Quirinale. Il primo rimetterle pesantemente in gioco è stato Matteo Salvini. Subito dopo, però, sono state le parole di Giuseppe Conte a confermare che quello del leader della Lega poteva essere un indizio più che un auspicio. I due, infatti, erano reduci dall’incontro a tre, cui aveva partecipato anche Enrico Letta, il quale a sua volta, interpellato dai cronisti dopo il vertice, pur non dando indicazioni esplicite, aveva parlato di «una presidente o un presidente». Si fanno i nomi di Marta Cartabia ed Elisabetta Belloni, già usciti nei giorni scorsi.
Salvini: «Conto che a breve ci sia una donna al Quirinale»
«Ho avuto diversi incontri in giornata, sto lavorando, conto che a breve ci sia una presidente donna in gamba», ha detto in serata il leader della Lega, aggiungendo che «il centrodestra ha mantenuto la parola, ha messo a disposizione la più alta carica dello Stato dopo Mattarella, spiace che la sinistra non sia entrata in Aula, potevamo eleggere la prima donna al Quirinale».
Conte: «Nelle trattative più di un nome femminile»
«Spero che da parte delle forze politiche ci sia la sensibilità per avere finalmente la possibilità di eleggere un Presidente della Repubblica donna», ha detto poi, pochi minuti dopo Salvini, Conte, invitando «anche le altre forze politiche a valutare di introdurre questo elemento di innovazione del sistema politico, perché sarebbe la prima volta nella storia». Al tavolo delle trattative, ha poi rivelato il leader M5S, c’è stato «non solo un nome femminile, più di un nome femminile, perché l’Italia ha tantissime risorse che meritano di essere elevate a quest’alta carica». «Ovviamente si sta finalizzando e ci sono delle valutazioni ultime», ha poi precisato Conte, che ha pure lanciato l’hashtag #UnaDonnaPresidente, chiarendo che ci sarebbe stato un nuovo «aggiornamento» con Salvini e Letta. Successivamente, sia lui che il segretario dem hanno incontrato anche Roberto Speranza.
L’irritazione del Pd per «le improvvide fughe in avanti»
Dunque, una donna. Fonti Pd hanno confermato che «si è discusso di Draghi, Mattarella, Casini e anche di Belloni e Cartabia», aggiungendo poi che nella rosa ci sarebbe però anche Giuliano Amato. Poco dopo, però il Nazareno ha anche mostrato una certa irritazione per «le improvvide fughe in avanti» sui nomi, che «bruciano l’intesa». «Il confronto è stato anche sulle candidate, ma ci vuole serietà», è stata la presa di posizione del Pd. Chi, invece, si è mostrato entusiasta è Carlo Calenda che si è affrettato a far sapere via Twitter che «voteremmo la Belloni con convinzione. Cartabia ha più esperienza come garante della costituzione. Belloni più esperienza come rapporti internazionali. Entrambe sono fuoriclasse».
Renzi: «Si può chiudere». Ma, come Leu, dice no a Belloni
Matteo Renzi, poi, ospite di Zapping su Radio1 ha detto che «ci sono le condizioni per chiudere», pur sottraendosi al totonomi, affermando che Casini o Draghi sono «personalità di indubbio valore. Girano anche alte voci, ma credo che adesso si debba smettere di far girare voci, l’unica cosa che deve girare à l’economia». Su una cosa però Renzi non ha avuto reticenze: il no a Belloni. «Se è il suo nome, domani proporremo di non votarlo», ha detto, mentreda Leu trapelava un commento sul fatto che «in un Paese democratico è assolutamente inopportuno che il capo dei servizi segreti diventi presidente della Repubblica».
Mattarella arriva a 337 voti
Intanto, il secondo e ultimo scrutinio della giornata, nel quale il centrodestra si è astenuto, ha dato l’esito che ci si attendeva: i voti per Sergio Mattarella sono più che raddoppiati rispetto a ieri, passando da 166 a 337, nonostante l’indicazione del cosiddetto fronte progressista di votare scheda bianca. I voti per Cartabia e Belloni sono stati, invece, rispettivamente 5 e 4, mentre 9 voti sono andati a Casini.