Reddito di cittadinanza, ci risiamo: a Paternò lo percepivano pure i mafiosi arrestati
Condannati per reati di mafia, hanno comunque richiesto – e ottenuto – il reddito di cittadinanza. Talvolta personalmente. L’ennesimo scandalo intorno al sussidio arriva da Paternò, dove i carabinieri hanno denunciato cinque persone, mafiosi o familiari di mafiosi, che lo percepivano indebitamente.
Il reddito di cittadinanza pure a mafiosi arrestati
Tra i cinque figura anche un uomo attualmente detenuto, capo e organizzatore del clan “Alleruzzo-Assinnata-Amantea”, articolazione territoriale della famiglia Santapaola-Ercolano di Catania. L’uomo è stato arrestato nell’ambito della recente operazione “Sotto Scacco”, condotta dai carabinieri di Paternò e dalla Dda della Procura etnea all’inizio di maggio dello scorso anno con 40 ordinanze di custodia cautelare in carcere. Non si tratta dell’unica persona in carcere: fra coloro che percepivano indebitamente il reddito di cittadinanza, infatti, vi è anche una donna, attualmente detenuta, appartenente al clan Rapisarda, attivo nel comune di Paternò e articolazione locale della famiglia Laudani di Catania, moglie – hanno rivelato gli investigatori – di Salvatore Rapisarda, noto come “Turi u porcu”, reggente dell’omonimo clan, a sua volta attualmente detenuto in regime speciale art.41-bis.
Il “giochetto” del reddito ai familiari dei condannati
Gli altri tre sono poi un uomo appartenente al “gruppo di Picanello” della famiglia Santapaola-Ercolano di Catania, nonché altre due donne che hanno richiesto e ottenuto il beneficio, per conto dei propri coniugi, pur essendo anche quest’ultimi gravati da sentenze di condanna definitive per associazione di tipo mafioso.
Un danno allo Stato per oltre un milione di euro
L’importo complessivo riscosso indebitamente dai cinque, tra marzo 2020 e lo scorso settembre, è di oltre 48mila euro. Ma complessivamente, grazie alle operazioni condotte dai Carabinieri di Catania, nel solo 2021 sono emersi 149 casi di “furbetti” del reddito, per un danno complessivo alle casse dello Stato di oltre un milione di euro. Di rilievo, in particolare, gli accertamenti che nell’aprile scorso hanno consentito, su delega della Procura Distrettuale etnea, l’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo delle carte di reddito di cittadinanza nei confronti di 76 soggetti, tra i quali anche altri mafiosi.