Rigopiano 5 anni dopo, Marsilio: «Una tragedia che ha segnato l’Abruzzo, ora la giustizia faccia presto»
Cinque anni fa in Abruzzo si consumò la tragedia di Rigopiano. Era il 18 gennaio 2017 quando una valanga travolse il resort di Farindola (Pescara) lasciando senza vita sotto le macerie 29 persone. Molto controversa la catena di responsabilità, trenta gli imputati nel processo sul disastro. Come ogni anno tante le cerimonie sul luogo a ricordo delle vittime: fiaccolate, alzabandiera, deposizione fiori e messe, mentre la giustizia non brilla per velocità. E ancora nessuno ha pagato per quelle morti.
Rigopiano, 5 anni dopo: la giustizia va lenta
“Noi lottiamo da 5 anni per dare giustizia ai nostri angeli. E per far sì che mai più si ripeta quello che è successo a Rigopiano”, si legge in una nota del comitato vittime. “Ora più che mai abbiamo bisogno del vostro contributo. Affinché non si spengano i riflettori su una tragedia italiana che si poteva e si doveva evitare”. Così i familiari delle vittime rivolgendosi ai media. Il 2022 potrebbe essere l’anno della sentenza nel processo ai trenta imputati per la tragedia. Sul quale incombe anche la beffa della prescrizione. Sono accusati, a vario titolo, di omicidio, lesioni colpose plurime, disastro colposo, abusi edilizi e falso ideologico. Si torna in aula, nel Tribunale di Pescara, il 28 gennaio prossimo.
I familiari delle vittime: non spegnete i riflettori sulla tragedia
Dei 30 imputati sono 29 quelli che hanno scelto il rito abbreviato. Rappresentanti della Regione Abruzzo, della Provincia di Pescara, della Prefettura di Pescara e del Comune di Farindola. Alcuni rappresentanti dell’albergo distrutto. E 7 prefettizi accusati di depistaggio in un fascicolo poi riunito al procedimento madre.
Marsilio: una tragedia unica, la giustizia faccia presto
“La tragedia di Rigopiano ha segnato profondamente la storia recente dell’Abruzzo e non solo”. Così il governatore dell’Abruzzo, Marco Marsilio, che si trova a Rigopiano per le commemorazioni. “È una giornata indimenticabile nella sua drammaticità, una tragedia unica nel suo genere alla quale purtroppo si sta aggiungendo il lungo calvario per arrivare poi alla definizione delle responsabilità. Vero è che dopo cinque anni siamo ancora in udienza preliminare“. Il presidente della Regione Abruzzo aggiunge di avere “molto apprezzato preso dal nuovo procuratore di decidere entro l’anno. Anche grazie alla scelta adottata da quasi tutti gli imputati del rito abbreviato. Si può chiudere il primo grado entro questo anno e avere quindi le prime parziali risposte. Cominciare a delineare il quadro credo sia necessario. Anche per dare alle vittime e ai loro parenti il senso di istituzioni che non dimenticano e stanno vicino al di là della circostanza”.
Meloni: non dimentichiamo le 29 vittime e chiediamo giustizia
“Cinque anni fa la tragedia di Rigopiano. Non dimentichiamo le 29 vittime, il dolore dei familiari e il lavoro incessante dei soccorritori. Per loro continuiamo a chiedere giustizia e a tenere accesi i riflettori su una ferita inferta all’intera Nazione”. Lo scrive su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
Un processo mastodontico tra perizie e contraddizioni
Il giudice ha nominato un collegio di periti per dirimere la questione riguardante l’origine della valanga del 18 gennaio. Gli accertamenti peritali prodotti dall’accusa e dalle difese, infatti, sono tra loro contrastanti. La perizia dell’accusa punta, tra l’altro, sulla mancata realizzazione della carta valanghe. Sullo sgombero delle strade di accesso al resort in quota. E sul presunto tardivo allestimento del centro coordinamento soccorsi. Quella delle difese verte sulla fatalità, sul carattere imprevedibile del sisma che ha preceduto la valanga. La nuova perizia avrà bisogno con molta probabilità di una proroga.