Scuola, in tutta Italia la via crucis dei presidi: poco personale, boom di contagi, niente mascherine
Riaprire le aule dopo la lunga pausa natalizia per alcuni istituti scolastici è stata una vera e propria via crucis. Sono decine e decine le situazioni di emergenza denunciate dai presidi di tutta Italia. A Milano è il preside del prestigioso liceo Virgilio, Roberto Garroni, a lanciare l’allarme. Assenza di personale, 200 ragazzi in quarantena, mascherine Ffp2 insufficienti. Infine enormi difficoltà nel tracciare i contagi. “Per tenere la scuola aperta è necessaria la presenza di personale. Attualmente ampiamente assente a causa del Covid “, spiega. “E far funzionare 79 classi in queste condizioni non è semplice. Anche se mi sono battuto, in passato, per restare in presenza. Attualmente però abbiamo classi dimezzate. Che i docenti devono gestire in maniera complessa. Se chiudessimo per un paio di settimane, risolvendo questi problemi, sarebbe un male necessario. Il timore, però, quello di chiudere senza risolvere i problemi. Questo ci induce a tenere la scuola aperta”.
L’Sos dei presidi, da Milano a Reggio Calabria
Tra gli allievi del liceo scientifico Virgilio sono 200 i ragazzi in quarantena di cui un terzo positivi, su 1820 iscritti. “La verifica dei nuovi casi tra gli allievi è difficile”, continua il preside. “Perché i genitori dei ragazzi si nascondono dietro la tutela della privacy. Questo insieme con la vicenda dei docenti no-vax da gestire e tracciare, rende la gestione quasi impossibile”. Ancora più difficile la questione della mascherine Ffp2, imposte dal decreto del governo che però non ha provveduto. .
Assenza di personale, boom di positivi
A Roma la situazione al liceo scientifico Avogradro non è migliore. Che aprirà i battenti domani visto che oggi gli studenti non hanno rinunciato all’assemblea d’istituto online, prevista da tempo. Domani ben “35 classi su 48 saranno in didattica a distanza integrata”, annuncia la dirigente scolastica Katia Tedeschi. “Sono 76 i casi segnalati di positività, 66 positivi e 10 contatti stretti. Numeri incredibilmente aumentati rispetto a prima. Forse visto il galoppo dei contagi e la varietà delle nuove regole sarebbe stata utile qualche settimana di dad generalizzata per tutti. Adesso non so quanto potremo resistere”, confessa la preside. Tra i tanti problemi anche quello del pranzo, oltre che della merenda visto gli ingressi scaglionati. I due metri di distanza previsti per le mense non sono infatti ipotizzabili nelle aule ma all’aperto”. E se piove? “Ho comprato due gazebi e poi ci sono i corridoi…”.
Al Giulio Cesare mascherine insufficienti
Sempre nella Capitale la preside del liceo Giulio Cesare descrive una situazione molto complicata. A cominciare dall’assenza delle mascherine Ffp2 obbligatorie secondo l’ultimo decreto natalizio. “Non le abbiamo ricevute né per i docenti, né per le classi in sorveglianza. Tamponeremo con quelle che abbiamo. Avrebbe teoricamente dovuto fornirle per gli studenti delle classi in sorveglianza la struttura commissariale, invece adesso dicono le scuole. Ma noi non abbiamo le risorse per farlo”. E ancora, merende a rischio se le classi sono in sorveglianza. “Da noi si può scendere in cortile. Ma non sarà semplice”. A Reggio Calabria la preside del Liceo Campanella denuncia ritardi su più fronti. “Non è stata fornita nessuna mascherina Ffp2 né tantomeno i fondi per l’aerazione delle aule. L’arrivo, secondo le comunicazioni, era previsto per oggi, ma non è arrivato nulla”. Anche per questo il sindaco ha deciso di ricominciare in Dad fino al 15 genaio. “Una decisione giusta”, osserva la preside. “In questo momento era necessario attivare la Dad e farlo in tutta Italia. Come abbiamo chiesto, oltre 2mila presidi, al premier Draghi e al ministro Bianchi. Il problema non è il contagio dentro la scuola, ma quello che da fuori viene portato dentro pur con tutta l’attenzione possibile. Termoscanner, mascherine, disinfettante e così via”.