Zaia suona la sveglia al Cts: riformulare i conteggi. Gli asintomatici non sono “casi Covid” e falsano i report
Cambiare la definizione di caso Covid: Luca Zaia rilancia con forza il tema di un riassetto ordinato, a partire dalla grammatica di riferimento della gestione pandemica. Un riordino che per il governatore del Veneto non può non prescindere dalle ultime indicazioni che arrivano dall’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), che invitano a rivedere stime e parametri della raccolta dati relativi ai contagi da Covid.
Zaia, riformulare i conteggi: non dovremmo più considerare casi Covid gli asintomatici
Così, se ieri nel consueto punto stampa il presidente di Regione ha ribadito che si deve conteggiare un caso Covid solo in presenza di un soggetto positivo con sintomi. Spiegando che: «C’è un dibattito che abbiamo innescato noi sulla definizione di “caso” in linea con l’Ecdc. Il quale dice che ci sono due criteri di riferimento: avere una malattia respiratoria acuta o sintomi simil-influenzali. E il tampone positivo (che sia antigenico o molecolare). Quindi il paziente positivo ma senza sintomi non è un caso». Oggi Zaia, in un’ampia intervista sul Corriere della sera, aggiunge anche che: «Con il massimo rispetto, chiedo al Comitato tecnico scientifico di valutare se sia possibile introdurre anche in Italia questa classificazione (sono peraltro cosciente che l’asintomatico comunque potrebbe essere un problema)».
Il Cts valuti la classificazione dell’Ecdc
«Questo cambia la storia del Covid: è il grande dibattito internazionale», sostiene Zaia. Ma nel proseguire sul suo ragionamento, incalza: «La Regione Veneto chiederà che siano adottate le linee guida Ecdc». E questo «non significa fare un magheggio sui numeri», assicura il governatore. Ma, per esempio, escludere dai report casi come quello tipico – e cita a campione – «della partoriente che arriva in ospedale e risulta positiva senza sintomi. Ecco – precisa Zaia – noi chiediamo che questa quota di pazienti, che non è vastissima, sia depennata dalle statistiche». E ancora: «A Verona su 131 pazienti che risultano contagiati 50 lo sono solo per caso, non certo per i sintomi. Del resto, è quel che succede anche con i decessi. Un malato terminale che muore per una patologia oncologica se risulta positivo al tampone risulta un caso di Covid. Ecco una stortura». Il conteggio, insomma, insiste il presidente di Regione, va riformulato. E dalle colonne del Corriere della sera aggiunge in quale direzione muoversi per farlo.
Dobbiamo concentrarci su chi sta davvero male (e riportarlo nelle statistiche)
«Oggi perché un soggetto sia classificato come caso Covid è sufficiente che risulti positivo ad un tampone. Dall’Ecdc, che è il punto di riferimento europeo in questa materia, ci viene proposta un’altra soluzione. Le condizioni devono essere due. Avere una malattia respiratoria o una sindrome influenzale e, sottolineo e, essere positivo ad un tampone. Si ha un caso Covid solo se ci sono entrambe le condizioni. Ciò significa che non dobbiamo più considerare gli asintomatici e concentrarci su chi sta davvero male». Pertanto, aggiunge il numero uno del Veneto, «chiedo al Comitato tecnico scientifico di valutare se sia possibile introdurre anche in Italia questa classificazione».
Zaia: «Bisogna fare ricorso ai tamponi “fai da te”»
Non solo. Quali altre indicazioni ha dato l’Ecdc che secondo Zaia sarebbe utile recepire? «Da tempo – argomenta il governatore al quotidiano di via Solferino – sostiene che di fronte alla forte circolazione del virus bisogna far ricorso ai tamponi fai da te», utilizzati già in Germania, Inghilterra e Francia, dove sono consegnati addirittura ai ragazzi che vanno a scuola. «Due tamponi gratis alla settimana. Così diventa quasi un gioco. Mentre noi – sottolinea Zaia – ci siamo inventati nelle scuole superiori, che con due casi positivi scatta l’auto-sorveglianza. Che poi significa andare a fare i tamponi in farmacia. Così non funziona»…
E sui bollettini giornalieri: meglio continuare a diffonderli
Infine, un veloce riferimento alla proposta avanzata dal professor Bassetti di abolire i report giornalieri. La risposta di Zaia, anche in questo caso è netta e pragmatica: meglio continuare a diffondere i bollettini quotidiani? «In questo momento non c’è dubbio che sia meglio continuare a diffondere i bollettini quotidiani. Ripeto, capisco qualche preoccupazione. Ma noi dobbiamo evitare che nascano le leggende metropolitane. Non ne abbiamo proprio bisogno»…