10 Febbraio, tra celebrazioni e polemiche. Il ricordo delle Foibe è dovere di ogni patriota

10 Feb 2022 18:26 - di Fabio Roscani

Ci sono voluti 60 anni per istituzionalizzare il Giorno del ricordo in onore dei martiri delle Foibe. Più di mezzo secolo per far conoscere la verità. E, nonostante ormai siano passati 18 anni da quella proposta di legge presentata dalla destra nel 2003, il ricordo di chi è stato trucidato barbaramente dai partigiani jugoslavi perché colpevole di essere italiano continua ad essere messo in discussione da pochi e sparuti negazionisti vicini all’ultrasinistra.

Il Maresciallo comunista Tito, ancora decorato come Cavaliere di Gran croce della Repubblica Italiana.

Come potrebbe essere altrimenti in una Nazione in cui, ancora oggi, se si cerca sul sito del Quirinale alla voce “onorificenze” il nome Broz Josip Tito appare: “decorato come Cavaliere di Gran croce al merito della Repubblica italiana” con tanto di Gran cordone. E’ il più alto riconoscimento che possa dare la nostra Repubblica.

Appello al Parlamento e al Presidente Mattarella: revocare la medaglia a Tito

Il Presidente Mattarella, ora che il Giorno del ricordo raggiunge la maggiore età, si assuma l’impegno e convinca il Parlamento ad approvare una proposta di legge già presentata da Fratelli d’Italia, che permette di revocare l’onorificenza all’insignito, anche se defunto, qualora si sia macchiato di crimini crudeli e contro l’umanità.  Dimostri di avere a cuore la storia di migliaia di italiani. Nostri fratelli  costretti a fuggire dalla propria Terra. I meno fortunati tra loro sono stati gettati ancora vivi nelle foibe. Queste profonde cavità senza luce dove chiudendo gli occhi è ancora possibile sentire le urla di chi lì è stato sepolto vivo.

La circolare del Miur chiede alle scuole che a parlare di foibe siano gli esuli e i testimoni oculari. La sinistra però insorge.

È anche per questo ma non solo che da anni i ragazzi di Gioventù Nazionale esigono il ricordo nelle scuole e nelle università. Non basterà una circolare del Miur, dove finalmente si invitano i dirigenti scolastici a parlare ai ragazzi del dramma delle foibe e dell’esodo dei fiumani- istriani e giuliano – dalmati. È importante evidenziare come la circolare contenga gli impegni della risoluzione FdI. La prima firmataria è dell’Onorevole  Frassinetti. Approvata all’unanimità nel 2019 si prevedeva che nelle scuole, a parlare di foibe ed esodo avrebbero dovuto essere, i testimoni oculari ed i componenti delle associazioni degli esuli.

Condannare ogni negazionismo, riduzionismo e giustificazionismo

Buonsenso dunque, ma certa sinistra insorge contro il ministro Bianchi,  Questa è stata invece una grande conquista per contrastare  le tesi negazioniste o riduzionistiche che troppo spesso vengono proposte offendendo così i nostri martiri ed i nostri esuli. Ora però bisogna impegnarsi per controllare i Dirigenti scolastici.  E’ fondamentale che attuino le disposizioni della circolare, evitando di eludere tali disposizioni utilizzando in modo pretestuoso l’autonomia scolastica.

Raccontare, custodire e tramandare il ricordo soprattutto ai più giovani

Si dica nelle scuole cosa è stato fatto a Norma Cossetto. Ventiquattrenne istriana legata a un tavolo e violentata da diciassette partigiani.  Gettata poi nuda, ancora viva, dopo torture di ogni tipo, nella foiba. Gioventù Nazionale lotta contro il negazionismo. Troppo spesso associazioni come l’Anpi e alcuni personaggi come Eric Gobetti,  si abbattono faziosamente sull’argomento. Lo Stato dimostri con i fatti che i morti di “Serie B” non esistono. Venga data importanza al Giorno del ricordo, per davvero. Venga condannato il comportamento del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che non solo ha scelto la via della celebrazione in forma “ridotta” ma neanche si degna di partecipare alla commemorazione.

Ricordare è un dovere di ogni patriota

Ricordare i martiri delle foibe, gli esuli giuliani e dalmati e le vicende del nostro confine orientale è un dovere di ogni patriota. Deve\essere fatto con rispetto, in primis di chi non c’è più, ma anche, e forse soprattutto, di chi ha il diritto di conoscere cosa è stato fatto al suo popolo.

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