A Milano anche i russi contro Putin e la guerra: «Una grande vergogna per il nostro popolo»
Giovani ucraini, ma anche moldavi, georgiani e russi sono scesi in piazza a Milano insieme ai coetanei italiani per protestare contro la guerra. Davanti al Duomo tra le bandiere della pace e quelle dell’Ucraina sventolano anche quelle di tante altre nazioni europee.
Al corteo “Milano contro la contro la guerra”, hanno partecipato circa 30mila persone, secondo quanto hanno riferito gli organizzatori. «Siamo georgiani, ma gli ucraini sono nostri fratelli», racconta un gruppo di studenti Erasmus.
Milano contro la guerra
«Abbiamo manifestato per la Bielorussia e per l’arresto di Navalny. Quella di Putin è una dittatura e la comunità europea dev’essere molto più compatta a prendere delle decisioni contro di lui», osserva Rada, una donna moldava.
In piazza a Milano anche i russi contro Putin
È scesa in piazza insieme a un’amica russa, Katerina, che sventola il cartellone: «I russi sono contro la guerra». «Quello che succede è una grande vergogna per la Russia e il popolo russo. Quello che proviamo è impotenza davanti al potere e alla follia di Putin, che dal suo bunker ha deciso di rivedere la mappa dell’Europa», dice Katerina tra le lacrime. Intimando: «Non chiamatelo zar, chiamatelo dittatore».
«È molto importante vedere queste persone in piazza, altrimenti la mia sensazione è che nessuno muova un muscolo per l’Ucraina», osserva Yaroslav, 23enne ucraino, a Brescia da quando aveva 6 anni, ma ora pronto a tornare in patria a combattere. «L’Italia non è il mio Paese. Se qualcuno calpestasse la vostra terra voi cosa fareste?», si chiede Yaroslav – che in Ucraina ha la sorella, i nipoti e la nonna. «Noi non abbiamo la potenza della Russia, ma abbiamo più coraggio e non ci tiriamo indietro», racconta.
«La gente vuole combattere ma non ha le armi»
In piazza ci sono anche Sergihiy e Ina, una giovane coppia che proviene dal sud-ovest dell’Ucraina. Lui è arrivato in Italia, quando era bambino, ma in patria è tornato spesso e lì ha conosciuto la futura moglie, che 5 anni fa si è trasferita nel Varesotto insieme a lui. «Siamo molto preoccupati, è una situazione molto brutta. Al notiziario ucraino dicono che mancano armi. La gente vuole andare a combattere, ma non hanno le armi», raccontano.