Caro energia, agricoltori stremati: il 30% produce di meno. E l’Italia rischia di perdere pure carne e pane
A rischio c’è anche «la sovranità alimentare del Paese». A lanciare l’allarme su quanto gravi possono essere gli effetti del caro energia sono stati ieri gli agricoltori, che sono mobilitati a migliaia in tutta Italia con manifestazioni e incontri con le Regioni per avvertire sulla posta in gioco e chiedere al governo interventi urgenti a tutela di un comporto strategico e di primo piano per l’economia nazionale. «Con l’esplosione dei costi energetici quasi un agricoltore su tre (30%) è oggi costretto a ridurre la produzione di cibo, con una situazione insostenibile che mette a rischio le forniture alimentari e, con esse, la sovranità alimentare del Paese», ha chiarito Coldiretti, che sul tema ha scritto anche una lettera appello a Mario Draghi.
La lettera di Coldiretti a Mario Draghi
«È urgente che almeno una parte delle risorse del Pnrr già stanziate per l’agricoltura, come gli 1,2 miliardi per i contratti di filiera e 1,5 miliardi per il fotovoltaico senza consumo di suolo, vengano messe a disposizione quanto prima delle nostre imprese con semplici decreti ministeriali», si legge nella lettera al presidente del Consiglio, nella quale Coldiretti sottolinea come «quanto le chiediamo è semplice: sbloccare in tempi brevissimi un flusso di risorse, inspiegabilmente “fermo” da mesi, capace di accelerare il piano di transizione ecologica e alleviare il peso del debito, senza uccidere la capacità di investimento delle aziende». «Si tratta di un passo agevole, basta dare immediata e pratica attuazione alla normativa necessaria», hanno sottolineato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, e il segretario generale, Vincenzo Gesmundo.
Col caro energia a rischio un comparto da 550 miliardi
Un appello che ha visto in prima linea anche le altre organizzazioni di categoria, come Confagricoltura e Cia, la quale ha spiegato che «a repentaglio è l’intera filiera della qualità del cibo, dal campo allo scaffale, patrimonio nazionale da 550 miliardi di euro. Pesano gli aumenti sul grano passato da 65 a 130 euro al quintale, in meno di un anno. È inaccettabile l’aumento del 40% del gasolio».
Le Regioni al fianco degli agricoltori
Al fianco degli agricoltori, che hanno denunciato di trovarsi ormai nella condizione di dover «produrre in perdita» a causa del caro energia, si sono schierate anche diverse Regioni, dalle Marche alla Lombardia, fino alla Sardegna. Il governatore lombardo Attilio Fontana e quello sardo Christian Solinas, sono intervenuti ai presidi svolti nei loro territori. In Sicilia, è stato Leoluca Orlando, in qualità di presidente dell’Anci, a portare il sostegno delle istituzioni. L’assessore all’agricoltura delle Marche, Mirco Carloni, poi, ha fatto asse con il collega del Veneto, regione capofila in agricoltura, Federico Caner, per sollecitare un intervento del governo.
L’impatto delle importazioni: così rischiamo anche su pane e carne
Particolarmente a rischio sono le forniture di grano e carne, per le quali, come ricordato oggi da Libero, in un articolo intitolato «Dipendiamo dall’estero pure per pane e carne», già oggi i livelli di importazione sono altissimi. Arriva dall’estero, infatti, «il 64% del grano che ci serve per il pane e il 44% di quello che usiamo per produrre la pasta, il 49% della carne bovina e il 73% della soia, fondamentale per l’alimentazione degli animali da allevamento». Dunque, rileva il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, «cosa succederà se il governo non interviene per difendere la filiera produttiva dalla bufera energetica è abbastanza prevedibile. Esattamente quello che è successo con il gas».