David Rossi, i dubbi di Mussari sui bigliettini ritrovati: “Non era il suo modo di esprimersi”
È il giorno dell’ex-presidente di Mps, Giuseppe Mussari davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di David Rossi, il manager della Comunicazione dell’istituto di credito senese precipitato dalla finestra del suo studio all’interno della sede Corporate della banca.
“E’ difficile esprimere in maniera breve e comprensibile la natura del rapporto che mi legava a David Rossi“, spiega Mussari davanti ai commissari parlamentari che lo hanno convocato in audizione.
Mussari ha citato due scritti, uno suo indirizzato alla moglie di David Rossi e l’altro una parte dell’interrogatorio reso dallo stesso ex-capo della Comunicazione di Mps alla guardia di Finanza dopo la perquisizione, aggiungendo che il loro rapporto si può riassumere nelle parole: “Quel che conta tra amici non è quello che si dice, ma quello che non occorre dire”.
“David ha iniziato a lavorare alla Fondazione di Mps perché era il più bravo di tutti e chiesi di assumerlo perché nel suo lavoro era il più bravo, non perché era mio amico”, ricostruisce Mussari.
“Il nostro rapporto è iniziato in una città come Siena, città piccola, quando lui lavorava nel Comune di Siena poi il rapporto si è intensificato negli anni in cui abbiamo lavorato insieme”, ha continuato.
Alla domanda se, al di fuori dell’ambiente professionale, si frequentassero, Mussari ha risposto: “E’ successo, ma se cercate i canoni di un’amicizia tradizionale, non li troverete, non ho mai confidato nulla a David ma ero certo che se avessi avuto bisogno di un amico lui c’era e viceversa”.
Mussari affronta, poi, una questione che aveva inizialmente dato adito a sospetti e che riguarda quanto emerso nell’ambito di alcune intercettazioni ambientali dell’avvocato calabrese Giancarlo Pittelli: “David Rossi era stato ucciso, non si era suicidato” erano le parole rimaste impresse sul nastro.
La vicenda si era fatta delicata perché proprio l’avvocato Mussari era andato a lavorare nello studio calabrese di Pittelli. E si sospettava che i due si fossero parlati della vicenda Rossi.
Ma è stato poi chiarito che Mussari in realtà ha conosciuto Pittelli alcune settimane dopo aver pronunciato, intercettato, quella frase sulla morte di David Rossi.
“Conosco Pittelli, in termini del tutto casuali, il 25 maggio 2018 – ha ricostruito oggi Mussari in Commissione. – Prima non lo conoscevo, non lo avevo mai frequentato, non avevo mai lavorato con lui. Ho iniziato a collaborare con lui a settembre 2018″.
A chi gli chiedeva se avessero mai parlato della vicenda Mps, Mussari ha risposto: “Parlo malvolentieri della vicenda Mps e quando si affronta il tema cerco di tagliare corto”.
Quanto a David Rossi e alle mail in cui l’ex-capo della Comunicazione di Mps faceva riferimento alla volontà di parlare con i magistrati, Mussari ha detto ai commissari di non credere che “avesse cose di chissà quale rilevanza da riferire”.
“Non so cosa avrebbe potuto dire se non questioni di scenario“, ha continuato Mussari secondo il quale rispetto alle operazioni Alexandria e Santorini “ritengo nulla sapesse”.
“Non ritengo che avesse conoscenza delle operazioni” al centro delle indagini “né ho conoscenza di intercettazioni a cui fosse sottoposto”, ha spiegato rispondendo a un’altra domanda.
David Rossi, ha chiarito l’ex-presidente di Mps, non partecipava alle riunioni di Cda della banca né a riunioni di top management salvo per questioni di attinenza al suo settore.
Rossi, ha aggiunto Mussari, “avrà partecipato forse al Cda quando ha dovuto esporre le linee guida della comunicazione o un nuovo spot che sarebbe andato in onda. Ma non partecipava alle riunioni del Cda. Non ha partecipato se non quando è stato necessario per lui o per la banca esporre questioni afferenti al suo settore di competenza“.
Mussari ha anche fatto una riflessione davanti ai commissari parlamentari sulla determinazione con cui la moglie di David Rossi persegue ostinatamente e senza tregua la ricerca della verità.
“C’è chiaramente una non accettazione dei risultati. Da parte mia, da chi ha nutrito quel tipo di rapporto così da definirlo fraterno e non in senso massonico, non posso rimanere indifferente a una moglie che si batte come si batte Antonella (la moglie di Rossi ndr) o ai suoi fratelli. Non posso che stare dalla loro parte – dice Mussari – ignorando le ragioni che li muovono, ma ci sono per scelta ontologica, per essenza della mia natura in relazione al rapporto che avevo con David“.
“Non posso che stare da quella parte che prescinde dal dato formale e materiale: se Antonella sta là sto là perché David mi avrebbe immaginato lì“, ha continuato.
Rispetto alla morte di David, Mussari ha spiegato che sarà in grado di dare la sua opinione “quando avrò la forza per affrontare direttamente questa cosa, le carte, il vostro lavoro”.
Con David Rossi “ci siamo visti l’ultima volta a dicembre 2012 perché ero ancora presidente di Abi e la baraonda non era ancora iniziata – ha continuato. – Da gennaio 2013 non era lecito, non era utile né prudente perché scattano meccanismi di etero-difesa: io ero il nemico numero uno e lui gestiva la comunicazione di una banca che era, inevitabilmente, anche contro il nemico numero uno“.
“I fatti di quei mesi oggi sono incomprensibili. Quella situazione interruppe il rapporto tra me e David: non era lecito rispetto a quel contesto sentirci”, ha spiegato Mussari. Che affronta anche la questione dei bigliettini attribuiti a Rossi , indirizzati alla moglie e ritrovati dopo la sua morte: “La mia sensazione è che quello non era il modo di esprimersi del David che io conoscevo“.