Di Battista demolisce Di Maio: «Ormai è uomo di potere. Da bibitaro è diventato sommelier»
Sorride, stuzzica, ammicca. Da battitore libero, forse ancora per poco, Alessandro Di Battista torna a sparare ad alzo zero contro Luigi Di Maio. Protagonista in queste ore di un duello all’ultimo sangue con Giuseppe Conte. Defenestrato dalla guida dei 5Stelle a suon di ricorsi e carte bollate. “Di Maio riceve Confalonieri, da pacche sulle spalle a Casini, tra un po’ si limona Rosato in aula… e lo fa alla luce del sole per dimostrare che c’è un cambiamento”. Così il Che Guevara di Roma Nord, dai microfoni di Accordi&Disaccordi sul Nove. Ironizzando sulla nuova veste bipartisan e ultramoderata del ministro degli Esteri e della cooperazione internazionale.
Di Battista demolisce Di Maio: ormai è uomo di potere
“Luigi ormai è diventato uomo di establishment, uomo di potere”, attacca Dibba orgoglioso di aver fatto le valigie dal movimento alla vigilia dell’ingresso al governo Draghi. Lui, rivoluzionario della prima ora, si diverte a demolire Luigi il traditore. Pronto a traghettare il partito di Grillo nella palude centrista. “Un tempo dai giornali di sistema come Repubblica veniva sbeffeggiato”, ricorda Di Battista, “veniva considerato il ‘bibitaro’ ora è Luigi il sommelier…”. Insomma un bella metamorfosi. Che incarna a meraviglia la parabola del movimento, dal vaffa anticasta al profilo governativo in giacca e cravatta.
“Pensa a come collocare se stesso e il movimento”
“È cambiato, è diventato un uomo di sistema”, insiste l’ex deputato 5Stelle che non risparmia strali al governo dei peggiori e agli ex compagni di partito. “Di Maio pensa alla prosecuzione della sua carriera politica, a come collocare se stesso e anche il movimento. Dubito voglia lasciarlo, ma spostarlo sempre più al centro”. E ancora ironia sugli applausi scroscianti per il Mattarella bis. “Di Maio con i suoi sembravano i forzisti che occuparono il tribunale di Milano. Che c’è di politico nella claque dietro? Vogliono i posti”. Nel mirino, ancora una volta, l’amico-nemico Luigi. Accusato di essere troppo zelante nei confronti di Draghi. “Meglio isolati che in un indecoroso assembramento”, insiste Dibba convinto che l’ingresso al governo dell’ex governatore della Bce sia stato un tradimento. E, scava scava, l’inizio della fine.