Foibe, Montanari “diversamente negazionista”: organizza un convegno, ma per assolvere i titini
Tomaso Montanari l’ha definita «un’iniziativa scientifica e non politica». Ma c’è da dubitarne, almeno a leggere il titolo del tema scelto per commemorare la tragedia delle foibe: “Uso politico della memoria e revanscismo fascista: la genesi del Giorno del Ricordo“. Tutto un programma, verrebbe da aggiungere. È come se uno pretendesse di ricordare l’Olocausto chiamando storici ed esperti a discettare sulle “cause che alimentarono il pregiudizio antiebraico nella Germania tra le due guerre“. Una cosa così spargerebbe puzza di ambiguità a distanze siderali. E sulle tragedie non ve ne può essere: o si sta con i carnefici o con le vittime. Vale anche per le foibe, nonostante il kamasutra di parole ideato da Montanari per tentare di nascondere quel che è: un diversamente negazionista, interessato a camuffare da ricerca storica i propri convincimenti politici.
Montanari è rettore a Siena
Certo, il prof nega il negazionismo e minaccia querele. Ma ancora ne ricordiamo i contorcimenti dell’estate scorsa sul numero degli infoibati, come se il dramma degli istro-giuliano-dalmati riguardasse solo la contabilità dei morti. Da allora per Montanari non è cambiato niente, se non l’aver ottenuto l’incarico di rettore dell’Università per Stranieri di Siena. Ci teneva molto ad aggiungere un altra tacca al suo nutrito palmares di incarichi di prestigio. Ne ha tanti. La qual cosa non gli impedisce tuttavia di coltivare anche l’hobby di rivoluzionario da salotto, quello di Lilly Gruber su tutti. A conferma che la tattica del chiagnere e fottere è non solo redditizia, ma soprattutto è utile a conferirti l’aura di combattente senza macchia e senza paura.
Ci sarà anche una docente slovena
Sia come sia, è proprio in veste di rettore che ha organizzato il convegno di cui prima. «Ci saranno i migliori esperti, storici, colleghi universitari da tutta Italia e una collega dell’Università di Lubiana», assicura lui. Accipicchia, aggiungiamo noi. E sì, perché alla luce delle imbarazzanti performances estive di Montanari e di chi accorse in suo aiuto sul tema delle foibe, ci permettiamo di non condividere le sue granitiche certezze sulla qualità degli annunciati «migliori esperti». Quanto poi alla docente slovena, viene difficile immaginare che da quel pulpito possa arrivare una sola parola di condanna verso i suoi connazionali. L’autolesionismo è sport in cui eccelliamo solo noi italiani. E l’ossessione del rettore nel voler addossare al fascismo la responsabilità morale dell’orrore delle foibe ne è solo l’ennesimo esempio. Certamente il più vile.