Guerra, maggioranza già in tilt. Al Pd non basta la condanna di Salvini: «Esci dall’ambiguità»
La situazione è troppo seria, oltre che grave, per poterci ricamare su un commentino ironico. Ma tant’è: solo in Italia poteva accadere che un sedicente governo di unità nazionale traballasse mentre si combatte una guerra a poco più di 1500 chilometri da Trieste. È la solita storia: la sinistra sfrutta qualsiasi accidente, persino il conflitto in corso tra Russia e Ucraina, pur di regolare i conti in coalizione e quindi con Matteo Salvini. Un vero paradosso vedere gli eredi dell’ex-Pci, partito legato a filo triplo al Cremlino comunista, fare ad altri gli esami di europeismo e di atlantismo.
Salvini: «Mandato pieno a Draghi»
Non è bastato il «mandato pieno a Draghi», annunciato dal leader della Lega dai microfoni di Radio Libertà a spegnere sul nascere la fiammella della polemica. Così come non ha soddisfatto lorsignori il resto della sua dichiarazione: «C’è un attacco militare in atto che va condannato, fermato con ogni mezzo necessario. Tutti devono fare la loro parte». E ancora: «In questo momento occorre unità per bloccare una guerra in un momento eccezionale. Dobbiamo restare tutti uniti allo stesso tavolo e remare verso la stessa direzione». Parole chiare. Ciò nonostante, Salvini non supera l’esame di atlantismo. Sentite Debora Serracchiani, capogruppo del Pd alla Camera. «Salvini – argomenta – esca dall’ambiguità ed usi senza incertezze parole chiare contro l’invasione russa».
Letta: «Il Parlamento condanni Putin»
Incredibile, ma vero. Ma quale sia l’“ambiguità” ravvisata nelle parole di Salvini è questione che chiarisce direttamente il tweet di Enrico Letta. «Chiediamo – vi si legge – che il Parlamento si riunisca subito per votare la condanna senza ambiguità della Russia di Putin». Ora tutto torna: Salvini deve citare Putin, anzi Vladimir Putin (nome e cognome) altrimenti la sua solidarietà a Kiev non è credibile. Trappola subito fiutata dal leader del Carroccio. «Se qualcuno usa una tragedia per beghe interne alla maggioranza – replica da Radio Libertà – dimostra di essere un piccolo uomo». Difficile dargli torto.