I tweet controcorrente di Adinolfi su Sanremo: demolisce i vincitori e difende Ana Mena
Non lo possono vedere, e lui insiste con le sue provocazioni. I suoi haters scrivono: tra le cose belle di Sanremo c’è vedere come scoppia il fegato di Adinolfi.
E lui, Mario Adinolfi, il paladino del popolo della famiglia e fustigatore della presunta lobby Lgbt, fa tendenza esattamente come i commenti conformisti di Selvaggia Lucarelli. Adinolfi è contro tutto e tutti, a cominciare dal duo che ha vinto la 72esima edizione del Festival.
“Dopo aver rubato la vittoria a Ultimo, sulla spinta dell’ideologia immigrazionista allora da contrapporre a Salvini – scrive – stavolta Mahmood opera il furto ai danni di due giganti (Elisa e Morandi) che han la sfortuna di essere etero quando dominano gli Lgbt. Non esistono poteri buoni”. Segue fiume di commenti, tutti cattivissimi. Il meno pungente: “Salvini porta sfiga, la lobby Lgbt non c’entra”. Salvini aveva detto infatti che Elisa era la sua preferita.
E prima che i due ottenessero il primo posto, aveva commentato: “Mahmood e Blanco se la giocano da vincitori annunciati con tanto di gag in bicicletta. Brividi vive dei gorgheggi in falsetto di Mahmood, Blanco aggiunge una freschezza efebica che serve a creare il clima omoerotico. In linea con le mode correnti”.
Adinolfi legge tutta la gara come un avanzamento dell’ideologia gender. Se la prende con Michele Bravi, che canta Battisti ma cambia “lei” con “lui”. “Quando lui, se ne andò, per esempio…“. Così la versione di Bravi di Io vorrei, non vorrei ma se vuoi nella sera cover. Commento del fustigatore Adinolfi: “Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi è tra i 5 brani top italiani. Cambiare il “lei” del terzo verso in un provocatorio “lui” è operazione che un Michele Bravi che poi arriva strozzato sulle note più alte di Lucio Battisti non può permettersi. Uno scoglio non può arginare il mare”.
Non mancano stilettate contro La rappresentante di lista. “Niente, a me sta rappresentante di lista non convince. Salutare con il culo so che vi è piaciuto tanto, ma pure in salsa cover mi sembrano gruppetto da pub. Quando parla la ragazza poi, scatta la sensazione da assemblea di istituto. Però può essere colpa mia, si sa, sono boomer”. Quindi difende Ana Mena precipitata in fondo alla classifica: “Trovo Ana Mena bellissima. E anche molto intensa. Tecnicamente precisa, mai stonata, con una bella estensione. Ha un problema: è bionda, etero e bianca. Non ne ha neanche una di quelle “qualità” che servono”.
Si complimenta con Noemi: “Noemi canta (e bene) la “natural woman” e dopo tutta la retorica su Drusilla sembra un inno femminista. Finalmente”. Drusilla però gli è piaciuta anche se “Gianluca Gori avrebbe meritato almeno di poter salutare il pubblico svestendo i panni femminili. Obbligato a vestirli per campare, meritava un finale alla Dustin Hoffman in Tootsie. Sarebbe tutto stato più bello perché più vero”.
Tranchant il giudizio su Achille Lauro: “Ci siamo beccati una sbottonatina di pantaloni. I Centocelle Nightmare sanno farla meglio. Achille Lauro si propone come performer per gli addii al nubilato (sì, sì, anche al celibato, siamo moderni qui) ma deve accelerare il praticantato. Continua insomma la fiera del già visto”.
Alla fine chi gli è piaciuto di più è stato Massimo Ranieri: “Una volta Sanremo era lo specchio del Paese. Ora pare un manicomio dove sono tutti omosessuali o “fluidi” e vanno in giro mezzi nudi e coi capelli pitturati manco fossimo tribù cheyenne. Poi in mezzo al caos ridancian-isterico spunta un Massimo Ranieri e ti ricordi di chi siamo”.