Il Draghi perpetuo: la “squadra” che lavora alla sua riconferma anche dopo il voto del 2023

8 Feb 2022 9:38 - di Gabriele Alberti
Draghi

Sono partite le grandi manovre per il Draghi 2, il Draghi perpetuo da replicarsi dopo le elezioni del prossimo anno. Le truppe cammellate avanzano. Il “partito di Draghi” per incollarlo a Palazzo Chigi ha da tempo messo radici trasversalmente tra i partiti. L’alto tasso di litigiosità nelle coalizioni, il caos M5S che non si a che fine farà, facilitano in in certo senso le manovre a lunga scadenza. La scusa ufficiale è che c’è un Piano nazionale di ripresa da portare a termine nel 2026 e i Draghi boys asseriscono che nessuno meglio del premier possa garantire per noi con l’Europa.  Uno dei più entusisti è l’azzurro Brunetta  che si è esposto pubblicamente lanciando «la squadra vincente Mattarella-Draghi in vista del 2023 e oltre».

La “squadra” di Draghi si prepara già al dopo elezioni

Lo seguono in questo progetto i centristi di vario ordine e grado: da Matteo Renzi alla “triade” di Coraggio Italia (Giovanni Toti, Gaetano Quagliariello e Luigi Brugnaro); anche  molti  ex renziani che sono nelle file del Pd (Andrea Marcucci, Dario Stefano, Valeria Fedeli). Anche Carlo Calenda si riconosce nel  «Draghi forever» e anche nella Lega serpeggia qualche tentazione. Lo scrive Fausto Carioti su Libero. Quando i leghisti “dicono ai Fratelli d’Italia cose tipo: «noi possiamo governare senza di voi e lo stiamo facendo;voi non potere governare senza di noi», fanno capire che la soluzione attuale potrebbe essere replicabile dopo il voto. A maggior ragione se Lega e Fdi si presentassero separati agli elettori”.

Le strategie di Letta, Brunetta, centristi e Di Maio

Nel Pd il discorso non cambia. Nel partito i rumors ammettono:«È chiaro che la prima scelta di Letta per palazzo Chigi è Letta stesso». Ma con una dose di realismo ammettono pure che il partito non potrà avere i numeri che gli consentirebbero l’ingresso da premier a Palazzo Chigi. Dunque, “la conferma dell’ex presidente della Bce sarebbe un compromesso più che onorevole, e di certo Sergio Mattarella gradirebbe”. Fare di necessità virtù per essere sempre attaccati al potere è del resto la cosa che il Pd sa far meglio. Talenti naturali. Dalle parti del M5S draghiano di ferro è il ministro degli Esteri Di Maio. Suo il contributo nello sventare la manovra della Belloni presidente (Draghi era pronto a dimetteresi se l’eventualità fosse andata in porto). Il vettore principale su cui correrebbe il Draghi bis sarebbe ovviamente la  legge di tipo proporzionale: “perfetta per distruggere ciò che resta delle coalizioni e garantire che nessuno vinca”.  Perfetta per riconfermare Draghi di nuovo uomo della Provvidenza.  La nascita di un partito «draghiano» che possa essere centrale nella prossima legislatura anima i sogni e il lavorio di molti protagonisti e comprimari della politica. Tra i ministri anche il leghista Giancarlo Giorgetti, che ha più volte evocato una nuova collocazione più moderata ed europeista del Carroccio. E Lorenzo Guerini, che ha lavorato di concerto con Di Maio per sventare il tentato blitz su Belloni.

Draghi incontrerà Toti mercoledì

Draghi-Mattarella: squadra che vince non si cambia. Non si sa cosa abbiano vinto gli italiani se non constatare che il caro bollette costerà loro uno stipendio destinato alla causa. Epperò in atto ci sarebbe la volontà di andare a votare il prossimo anno con una tavola già apparecchiata.  Stefano Ceccanti, costituzionalista e deputato del Pd, ammette nel retroscena che c’è in atto un disegno: «Congegnare un sistema per non far vincere nessuno e ritornare ad una grande coalizione, magari chiamando in servizio Draghi». Intanto domani Draghi farà la sua prima visita ufficiale dopo la rielezione di Mattarella proprio a Genova la. Incontrerà il governatore della Liguria Giovanni Toti, uno degli assertori convinti del Mario Draghi forever. Che però dovrà essere molto più reattivo sulle emergenze irrisolte- vedi caro bollette- e giocarsi bene la partita. Cercando di fare qualcosa per gli italiani in difficoltà, ammettendo i propri errori;  anzichè occuparsi solo di alchimie politiche prossime venture.

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