Il vino non sarà nella black list Ue della Commissione Beca. La soddisfazione di FdI-Ecr

16 Feb 2022 10:44 - di Penelope Corrado
commissione Beca

“Esprimiamo soddisfazione per il grande risultato ottenuto sul voto della relazione della Commissione speciale Beca per la lotta al cancro che è stata votata a Strasburgo. Sono stati accolti anche i nostri emendamenti per modificare una formulazione eccessivamente rigida riguardo al controllo delle bevande alcoliche, mettendo in evidenza le differenze tra abuso e consumo moderato e responsabile di alcool; eliminando il tentativo di imporre sistemi di etichettatura fuorvianti, ed evitando che le imprese del settore vengano escluse dalla collaborazione con importanti attività ed eventi come quelli sportivi. Infatti il gruppo Ecr e la delegazione di FdI hanno condiviso le preoccupazioni di produttori e associazioni di settore preoccupati dalle conseguenze che tale proposta avrebbe avuto sul nostro stile di vita, su un comparto fondamentale della nostra economia e uno dei settori di eccellenza del nostro Made in Italy”. Così in una nota il copresidente del gruppo Ecr- FdI al Parlamento europeo, Raffaele Fitto e l’eurodeputato FdI e relatore ombra per il gruppo Ecr in commissione Beca, Pietro Fiocchi, insieme agli eurodeputati di FdI: Carlo Fidanza, Nicola Procaccini, Raffaele Stancanelli, Sergio Berlato, Vincenzo Sofo, Giuseppe Milazzo.

La controversa relazione della Commissione Beca sulla lotta al cancro

Le proposte di modifica riguardavano in particolare la differenza tra consumo moderato e abuso di alcol quale fattore di rischio, la revisione del concetto di “no-safe level” (nessun livello sicuro di consumo) per il vino e della proposta sugli avvisi salutistici, modello sigarette.

Nei mesi scorsi le associazioni europee e nazionali dei produttori di vino avevano chiesto di modificare l’impostazione della relazione della Commissione Beca, basata su una monografia dell’Oms e su uno studio pubblicato da Lancet, “severamente criticato dalla comunità scientifica” perché “non prende in considerazione lo stile di vita, non presenta tutte le evidenze scientifiche esistenti e, di conseguenza, non può essere l’unica base per trarre conclusioni sul consumo di alcol e sul rischio di cancro”, aveva scritto in una nota la Ceev, la Confederazione europea del settore vino.

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